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Ritratto di Signora #34: #BringBackOurGirls

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Buongiorno e buon primo lunedì del mese a tutti. Ultimo appuntamento della rubrica, prima della pausa estiva. Ma non disperate, torneremo a Settembre più agguerrite che mai, con un paio di idee davvero interessanti.
Nel frattempo potete sempre seguirci sulla pagina Facebook di Ritratto di Signora.
La parola oggi spetta a quella tentatrice di Fede, del blog Stasera Cucino Io, che ha scelto un tema attuale e che coinvolge tutti.
Buona lettura!

È stato difficile, ma allo stesso tempo semplice scegliere di chi parlarvi.
Difficile perché mille idee si affollavano nella mia mente, tutte belle, tutte valide.
Facile perché gira e rigira tornavo sempre allo stesso pensiero.
Personalmente ho sentito la notizia ben più tardi di quando è accaduto il tutto (due settimane o forse più), ma da allora continua a tornarmi in mente.

Lo scorso 14 Aprile più di 200 studentesse Nigeriane sono uscite per andare a scuola, e non hanno più fatto ritorno alle loro case.
A rivendicarne il rapimento è stato un gruppo di guerriglieri, che cercano di giustificare la loro distorta visione del mondo mascherandosi dietro la religione. Quella islamica.
Il gruppo estremista Boko Haram (traducibile in maniera approssimativa con: l’educazione occidentale è sacrilega), si è infatti “preso il merito” di tale azione in un video, nel quale si spiega che le ragazze,  colpevoli di essere cristiane oltre che studentesse (ovviamente il gruppo terroristico sostiene che le donne debbano essere completamente analfabete), saranno convertite a forza, vendute come schiave e costrette a sposarsi.
Dopo la diffusione di questo video, lo scontento per come il governo nigeriano stava gestendo le cose  è cresciuto in maniera esponenziale.
Un gruppo di donne, madri delle ragazze, ma anche solo donne solidali con loro, ha cominciato a protestare, organizzando anche una marcia, proprio per chiedere al Presidente nigeriano un maggiore impegno nella ricerca al fine di liberare le ragazze.
In seguito a queste proteste, alcune delle organizzatrici sono state arrestate, colpevoli, secondo la first lady nigerianaPatience Jonathan, di voler solo infangare la reputazione del marito. Arrivando perfino a sostenere che le donne si fossero inventate tutto.
Non so voi ma questa cosa mi fa accapponare la pelle, non posso non chiedermi come una donna (ma anche un uomo) possa fare certe dichiarazioni, come sia possibile estraniarsi fino a questo punto dal dolore altrui, come fare a non sentirsi coinvolti in questo dramma?
A tutt'oggi (o per lo meno nel momento in cui sto scrivendo, magari quando pubblicheremo l'articolo le cose saranno cambiate) non si sa dove siano finite queste ragazze.
C'è chi sostiene che siano state allontanate dal pese e vendute come schiave all'estero, ma purtroppo nessuna certezza.
Nel frattempo però, giusto un paio di settimane fa, altre 60 ragazze sono state rapite nel nord del paese. Altre vittime che vanno ad ingrossare il numero di tutti quelli che soffrono a causa di delinquenti che si nascondono dietro la religione, ma che di religioso hanno ben poco.
Nella speranza che presto si trovi una soluzione, è partita una protesta che grazie ad internet e ai social network sta facendo il giro del mondo.
“Bring Back Our Girls” è lo slogan lanciato da Malala Yousafzai, icona della lotta a favore dei diritti umani e dei diritti all’istruzione delle ragazze, sopravvissuta a un attentato dei talebani nel 2012, che ha sottolineato l’importanza di non rimanere in silenzio di fronte ad atti di violenza come questo.

In molti vi hanno aderito, e anche noi vogliamo farlo.

Federica.









Nella speranza che queste ragazze possano riabbracciare, un giorno, le proprie famiglie e che episodi del genere non si verifichino più, noi di Ritratto di Signora, io, Monica di Booksland, Fede di Stasera Cucino Io, Francesca di Francy Lettrice Sognatrice e Daniela di Un Libro Per Amico vi auguriamo buone vacanze.


E, a tutte le signore, ricordate che:



Miki, Monica, Fede, Francesca e Daniela.


SALDI SALDI SALDI: #Zara e #Primadonna

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Quel momento tanto agognato dalle donne e tanto temuto dagli uomini è arrivato!


Voi vi siete armate?
Io, in realtà non avverto la frenesia dei saldi, quel dover comprare a tutti i costi, scovare l'affare ecc ecc... No, non fa per me. Inoltre, preferisco decisamente la fine degli stessi, quando è vero che rimane poca roba ma il ribasso è davvero allettante.
Tutto questo per dire che, sì, ho fatto shopping! XD 
Ma è stato assolutamente un caso, infatti ho scelto tre capi che ho potuto prendere senza provare, perché l'idea di incanalarmi in chilometri di code per i camerini, di domenica pomeriggio, con un caldo allucinante, non mi ha sfiorato nemmeno l'anticamera del cervello.
Ora, io ho un problema con i "pezzi di sotto". Ogni volta che entro in un negozio di abbigliamento mi riprometto di dare uno sguardo a magliette e quant'altro, proprio per la sproporzione che vige nel mio armadio, ma, puntualmente, me ne esco con gonne, pantaloni e vestiti, con il prevedibile risultato del "non so cosa mettere"! Perché in realtà non ho capi da abbinare.
Anche stavolta, quando sono entrata da Zara, ero decisa a non guardare nemmeno i soliti capi e a concentrarmi sul resto. 
Risultato?
Ecco qua!


E' decisamente l'anno delle gonne lunghe e trovarne una che nel mio metroeOTTANTAvogliadicrescere non mi faccia effetto strascico nuziale è un'impresa a dir poco ardua.
Questa, con le zeppe, zeppe notevoli, ha una lunghezza accettabile e adoro i colori.

Questa è la proposta di Zara:

Un gigantesco FAIL, per me.
Sarà che, sempre nel mio metro una chewingum, abbinare una maglietta del genere su una gonna lunga sarebbe impensabile. Ma vogliamo anche parlare delle ciabatte?!No, non ci siamo affatto.
Sarò più banale ma io la indosserò con una semplice t-shirt bianca.


Adoro questa gonna pantalone. E' ampia, fresca, casual ma anche elegante se impreziosita con gli accessori giusti ed un tacco alto. Inoltre sono in fissa con il blu, ultimamente.


Così è come la abbina Zara e mi piace moltissimo. Penso che prenderò spunto ma cercherò, spero non invano, una maglia verde acqua.

Per ultimo, il pezzo forte!


Non ci sono parole per descrivere la meraviglia di questa gonna. Pizzo blu/viola su fondo rosso e fodera nera fin sopra al ginocchio.
L'ho indossata ieri sera con una t-shirt nera, una cinturina nera in vita e un paio di sandali neri con il tacco ed il risultato era davvero bello.

C'è anche una blusa da abbinarvi, ma trovo che l'effetto sia decisamente pesante:


Dopo Zara, ho fatto un salto da Primadonna, per un paio di zeppe comode da portare tutti i giorni e alla fine, dopo decine e decine di prove, ho preso queste:



Per finire, sono caduta in uno dei must have  dell'estate, per i quali non avrei mai speso più di 3,00€ e infatti...


E con questo è tutto. 
Vi piacciono i miei acquisti?
Voi siete usciti indenni dai primi giorni di saldi? Cosa avete comprato?

Alla prossima,


Una Nota di Colore #9: A Beautiful Lie, 30stm (con SPECIAL GUEST STAR)

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Musica è arte, musica è vita, musica è colore.

La musica può essere il filo invisibile che lega le persone, che consente loro di scoprire e di scoprirsi.
Può essere confronto, accordo e disaccordo.

La musica è storia ma anche moda, insegnamento e intrattenimento.

"Musica"è la parola chiave di questa nuova collaborazione, che vede, di nuovo, affiancato MikiInThePinkLand a LA is My Dream.


"Una nota di colore" è il nostro modo di raccontarvi qualcosa di noi, un modo per conoscerci e per farci conoscere. Una sorta di "get ready with me" che tanto va in voga su YouTube, con la differenza che il risultato finale è dettato unicamente dalla musica.

In questi dodici appuntamenti mensili, vogliamo fare un viaggio alla scoperta dei nostri album preferiti, raccontarveli, condividere con voi il ruolo che essi hanno o hanno avuto nella nostra vita e, ad ogni album, abbineremo un trucco e vi mostreremo i prodotti utilizzati.

Spero che l'idea vi piaccia come è piaciuta a noi, che la coltiviamo ed elaboriamo da oltre un anno.


Ogni secondo lunedì del mese, quindi, vi aspettiamo qui a cantare e truccarvi con noi!

Prima di procedere, volevo ringraziarvi per i commenti al post del mese scorso. In molte ricordavate con piacere Playing My Game e questo mi ha fatto sorridere non poco. E' sempre bello quando ciò che ci piace viene riconosciuto anche da altre persone. E' come se fosse un valore aggiunto.

L'album di oggi, invece, è scelto da Patty e per lei ha un significato molto speciale, quindi vi consiglio di andare a leggere il suo post, di cui trovate un' anteprima ed il link alla fine di questo articolo.

La cosa curiosa è che avrei benissimo potuto scegliere io l'album che vi presentiamo oggi, perché è uno dei miei preferiti di sempre. Sto parlando di A Beautiful Lie dei 30 Seconds To Mars:



Come ho conosciuto la band? Forse nel modo più comune: attratta da Jared Leto.

In realtà, la prima volta che l'ho visto, guardando il bellissimo e terribile film Ragazze Interrotte, non era poi così unfigodellamadonna attraente, eppure mi aveva colpita ugualmente.

La seconda volta, l'ho adocchiato in Panic Room, e già le cose si erano fatte decisamente più interessanti.

Per questo motivo, la prima volta che mi è capitato, per caso, di sentire The Kill, ne sono rimasta letteralmente ipnotizzata.



Secondo album della band statunitense, il titolo scelto dal frontman Jared Leto (*sospira*), A Beautiful Lie si presenta da subito decisamente differente rispetto al primo lavoro, 30 Seconds to Mars, che io ho conosciuto e ascoltato solo in un secondo momento. Si passa da influenze propriamente metal ad una commistione di generi: rock, grunge, progressive ed emo.

La cosa che colpisce di questo lavoro è una struttura oserei dire fissa. La maggior parte dei brani presentano un collaudatissimo schema strofa-ritornello indubbiamente accattivante e che non rende, a mio parere, l'ascolto ripetitivo, ma anzi coinvolge da subito e fa in modo che le tracce rimangano impresse nella mente.


Attack apre l'album e sono chiare, da subito, le intenzioni della band. Un uso cospicuo del sintetizzatore - che adoro - che si intreccia alla perfezione con la chitarra e con la voce meravigliosa di J. Leto. Se avete letto qualche altro post della rubrica o semplicemente qualche altro post in cui vi parlo di musica, dovreste aver intuito che per me la voce è un elemento fondamentale affinché mi piaccia una canzone/band/album ecc.
Jared Leto convince, da subito, sia per la profondità che per lo screaming potente, graffiante e per nulla fastidioso o abusato, che anzi è una caratteristica di A Beautiful Lie e si sente già in Attack.



A Beautiful Lie, che dà il nome all'intero lavoro, è la conferma dell'impegno sociale e della trattazione di tematiche più personali che permeano l'album. Con il lancio del meraviglioso video, i 30stm manifestano ancora più chiaramente l'interesse verso problematiche ambientali, inaugurando una campagna di informazione e ricerca sul riscaldamento globale e lo sfruttamento ambientale.
Dal punto di vista musicale, non è una delle tracce che prediligo ma è comunque piacevole ed orecchiabile.


E poi c'è lei, The Kill, un capolavoro per gli occhi e per le orecchie, un brano che esplora la paura di confrontarsi con se stessi e di scoprire il vero io, il tutto in un video dalla fortissima ispirazione kubrickiana.

L'ascolto scorre piacevolmente attraverso Was It A Dream?, The Fantasy e Savior, che confermano un sound unico, fino alla famosissima From Yesterday, punto caldo dell'album...

Fotogramma A CASO tratto dal videoclip

Ditemi quello che volete, ma i miei livelli di bimbominkiaggine di fronte a questo video hanno raggiunto vette inimmaginabili. Nel periodo in cui è uscito ne ero letteralmente dipendente.


Sarà che in questa canzone la voce di Jared è potente come una raffica di vento caldo, sarà che il video mi ricorda i miei adorati film di cappa e spada, saranno i colori, l'atmosfera, o anche sarà il significato bellissimo della canzone, ma, pur essendo la più famosa, la più commerciale, rimane comunque la mia preferita.

E l'ascolto si appresta alla fine, con altre tre tracce, tra le quali spicca sicuramente R-Evolve, un compromesso tra energia e melodia.

A Beautiful Lie si potrebbe riassumere in due parole: razionalità ed impulso, espresso anche dalle forme lineari e dai colori della cover, su cui spiccano i teschi.

Ed è proprio su questo che mi sono basata per la realizzazione del trucco. Da un lato forme definite e dall'altro colori cupi e sfumati.

I prodotti che ho utilizzato sono:



Per la base:

- Mac Studio Fix Fluid in NW20
- L'Oréal le correcteur accord parfait n°2, Vanille
- Benecon Natural Compact Powder in Porcelain
- Kiko Soft Touch Blush n°111

Per le sopracciglia:

- Kiko Eyebrow Marker n°02 (solo nella parte iniziale)
- Mac Brow Set in Show-Off


Per gli occhi:

- Shadow Insurance Too Faced su tutta la palpebra mobile
- Walk Of Shame (crema rosato opaco dalla Naked Basics di Urban Decay) su tutta la palpebra mobile e fissa
- Naked 2 (tortora chiaro opaco dalla Naked Basics di Urban Decay) nella piega dell'occhio
- Kiko Precision Lip Pencil n°307 come eyeliner rosso
- Urban Decay 24/7 Waterproof Liquid Eyeliner in Perversion
- Crave (nero opaco dalla Naked Basics di Urban Decay) sfumato lungo la rima cigliare inferiore
- Morello (rosso scuro opaco dalla Sleek Good Girl) sfumato su Crave
- Urban Decay 24/7 Glide-On Eye Pencil in Perversion nella rima interna
- Mascara Chanel Le Volume

Sulle labbra:

- MAC Diva

E questo è il risultato:











Assieme ad un ospite d'eccezione:

Cosimino è timido, per questo è stato reso poco visibile e per evitare che qualcuno si impressioni.


Questa è un'anteprima del bellissimo trucco di Patty:


Trovate il suo post QUI.

E voi conoscevate questo album? Siete rimaste incantate dalle doti musicalidi Jared Leto?

Al prossimo mese,

Miki&Patty

TAG: About Books

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Le recensioni si accumulano nella sezione bozze di questo blog ed i vuoti da fotografare/recensire si accumulano in una graziosissima busta con le fragole della Coop - che non mi ha pagata per questa pubblicità occulta - ma non ho la benché minima voglia di terminare una qualsiasi delle prime o di cestinare i secondi, quindi approfitto di un tag che ho visto qualche giorno fa sul canale di GoldenVi0let e che parla di libri:


No, dico, potevo esimermi dal farlo? Ma assolutamente no, e visto che di truccherie ho parlato nell'ultimo post e che d'estate, di solito, si ha più tempo per leggere, eccomi qui ad intrattenervi con uno dei miei argomenti di conversazione preferiti. Mettetevi comodi, e cominciamo! Per comodità ho copiato le domande dal blog BooksAndLipstick.

1) Come scegli i libri da leggere?

Se mi aggiro in una libreria, mi lascio irretire puntualmente da una bella copertina, alla quale, successivamente, si deve affiancare una trama che mi stuzzichi e mi invogli a comprare il libro.
Se invece si tratta di uno dei miei autori preferiti, compro a scatola chiusa, spesso senza nemmeno preoccuparmi dell'argomento trattato.
Solo da un paio d'anni a questa parte, leggo qualche recensione che però non mi fa mai desistere dall'acquistare un libro che avevo già deciso di leggere, ma al massimo mi spinge ancora di più verso l'acquisto.

2) Dove compri i libri?

I cartacei in libreria, quasi mai online. Gli ebook, ovviamente, su internet, quasi sempre su Amazon.

Qui a sinistra potete vedere una delle mie librerie preferite: Liberrima.









3) Aspetti di finire un libro prima di acquistarne un altro oppure hai una scorta?

Penso che potrei leggere ininterrottamente fino alla mia dipartita e che potrebbero continuare a leggere anche i miei figli e i figli dei miei figli - chi ha un Kindle e affini capisce perfettamente ciò che voglio dire - ma acquisto tranquillamente altri libri, che si accumulano pericolosamente sul mio comodino.





4) Di solito quando leggi?
Quando posso, il che vuol dire che leggo prevalentemente a letto.
Da quando ho il Kindle però, le occasioni per leggere sono decisamente aumentate. Essendo piccolo e leggero, si fa leggere in coda alla posta, in treno, in spiaggia e in tutti quegli altri luoghi in cui, sicuramente, si può leggere anche un libro di carta, ma è certamente più scomodo e ingombrante.
E ve lo dice una a cui la borsa di Mary Poppins fa un baffo!





5) Ti fai influenzare dal numero delle pagine quando compri un libro?

Sì. Nel senso che libri poco corposi raramente mi attraggono.
Con questo non voglio dire che un libro breve non sia un buon libro, anzi, però preferisco investire in qualcosa che mi tenga occupata per più di un'ora.






6) Genere preferito?

Sono essenzialmente onnivora, con una certa predilezione per i romanzi e per il noir. Se un libro è ben scritto, mi piace qualsiasi cosa.










7) Hai un autore preferito?

Banana Yoshimoto, non c'è nemmeno bisogno che io ci pensi.

Ho tutti i suoi romanzi e ho appena acquistato Andromeda Heights, che non vedo l'ora di leggere.
Ovviamente non ho amato allo stesso modo tutto ciò che ha scritto, ma comunque mi è sempre piaciuto leggere il modo in cui ha scritto quella determinata storia.


Sarò banale ma Kitchenè il libro che mi piace di più, perché me l'ha fatta scoprire, perché ricordo ancora oggi le emozioni che mi ha suscitato e perché ha dato inizio a quella che è ormai diventata una tradizione: andare in libreria e adocchiare l'ultima uscita (è un'autrice molto prolifica) è automatico e appagante.
Il mio prossimo acquisto sarà sicuramente "Il mondo di Banana Yoshimoto" di G. Amitrano, uno dei più esperti traduttori di letteratura giapponese.




8) Quando è iniziata la tua passione per la lettura?

Nascere e crescere in una casa piena di libri ha sicuramente influenzato, se non determinato, il mio amore verso la lettura.
Anche quando non ero ancora in grado di leggere sfogliavo le pagine, curiosa di capire cosa fossero tutti quei segni.
Poi, quando alcune sere mio padre mi leggeva l'Eneide ed in particolar modo la vicenda del cavallo di Troia, io ero letteralmente rapita dalla storia, dal modo in cui la leggeva, dalla capacità di far vivere nella mia mente ciò che era scritto sulla carta.
Uno dei pochi meriti che hanno i primogeniti (leggasi fratelli maggiori) è stato quello di farmi sviluppare un'insana voglia di bruciare le tappe. Voler leggere per me era anche un modo per dimostrare di essere ormai grande e riuscire a farlo a nemmeno cinque anni fu una grande soddisfazione. Dal leggere la parola "casa" all'avere il mio primo libro (di cui vi ho parlato QUI) il passo è stato breve e si può dire che non mi sono più fermata.

9) Presti libri?

Ho prestato libri in passato. A molti di questi devo decidere di dire addio, perché dopo anni non sono più tornati.
Altri, tra cui il mio libro preferito in assoluto, sono tornati rovinati (strappati, dimenticati sul tavolino poco prima di un acquazzone, sporchi, macchiati ecc ecc).
Presto libri adesso? No, non più.
Li presterei? Dipende dalla persona che me li chiede. Ad oggi, le uniche due alle quali presto ancora qualche libro sono i genitori del mio fidanzato
(Anche io ho da moltissimo tempo un libro di una carissima amica, Brida di Coehlo, ma lei sa che è in buone mani e che se ancora non l'ha riavuto indietro è perché non ce n'è stata occasione).

Quando ho prestato Jane Eyre alla mia migliore amica dell'epoca, sono rimasta col fiato sospeso finché non l'ho riavuto indietro. Potete immaginare la mia faccia quando ho visto l'angolo in basso a destra, arricciato per almeno un centinaio di pagine!!! "Scusa, mi è caduta dell'acqua"!!!

10) Un libro alla volta oppure riesci a leggerne diversi insieme?
 Rispondo a questa domanda con una foto:


Il fatto è che dipende da diversi fattori: stanchezza, stato d'animo, curiosità, bisogno, ecc ecc.
Sul mio comodino non può mancare il Kindle, ovviamente, che è il modo di leggere più comodo anche a letto. Poi c'è Jane Eyre, di cui mi piace leggere qualche passaggio quando magari sono molto stanca e sto per addormentarmi. Dallo stato della mia copia, si capisce bene che l'ho letto giusto un paio di volte.
In questo momento c'è la guida di New York, un sogno che FORSE diverrà realtà presto. Romeo e Giulietta non può mancare, soprattutto nella versione con testo originale, che adoro.
L'ultimo di Banana Yoshimoto e di Murakami sono le nuove letture del momento.
Il Richiamo del Cuculo e Albion sono due libri che ho interrotto per diversi motivi e che voglio riprendere in mano al più presto.
Ed il mio comodino è sempre così!

11) I tuoi amici/famigliari leggono?

Sì, praticamente tutti. Come ho già accennato, sono cresciuta in una casa piena di libri e piena di lettori. E' impossibile per me immaginare mio padre senza un libro in mano.
La maggior parte dei miei amici sono lettori accaniti (ci siamo conosciuti su un forum dedicato ad un libro, non poteva essere diversamente) e, in generale, tutte le persone che conosco leggono. Chi più, chi meno.

12) Quanto ci metti mediamente a leggere un libro?

Sono una lettrice molto veloce e, se il libro mi prende, posso finirlo in poche ore. Ho passato le migliori nottate incollata alle pagine, dicendomi "arrivo fino al prossimo capitolo" per poi ritrovarmi all'alba con il libro chiuso e gli occhi gonfi.
Ma anche questo dipende da tanti fattori.








13) Quando vedi una persona che legge (ad esempio sui mezzi pubblici) ti metti immediatamente a sbirciare il titolo del suo libro?

Assolutamente sì! E ho anche acquistato alcuni libri in base alla mimica facciale di persone che ho osservato mentre li leggevano. Se poi è un libro che ho già letto, mi chiedo a che punto siano e se gli stia piacendo come è piaciuto a me. In questo senso il Kindle ha una grande pecca: non puoi sbirciare nelle letture degli altri, a meno che non siano seduti accanto a te e non ficchi spudoratamente il naso.

14) Se tutti i libri del mondo dovessero essere distrutti e potessi salvarne uno solo, quale sarebbe?

I Miserabili di Victor Hugo. Ho letto Cosette, un semplice estratto che riassumeva la storia, quando andavo alle medie, me lo aveva portato mio padre dalla biblioteca. Aveva la copertina rigida, gialla ed era tenuto insieme da un nastro adesivo talmente vecchio e marrone che appena lo toccavo si sbriciolava. Le pagine erano ingiallite e macchiate e odorava intensamente di vecchio. Penso di averlo riletto almeno cinque o sei volte consecutive.
Al liceo poi l'ho studiato in letteratura francese e ho sentito il bisogno di leggerne la versione integrale. All'epoca ero credente e mi aveva scossa ed emozionata molto. Ad oggi, nonostante sia atea, è un libro che riesce a infondermi speranza da una parte e profonda tristezza dall'altra.

15) Perché ti piace leggere?

Leggere, per me, è il modo migliore per aprire una porta su un altro mondo. Su tanti mondi diversi. Un modo per provare emozioni intense, vivere vite diverse, confrontarsi con determinate scelte. Non so voi, ma io trovo sempre un modo per immedesimarmi nella storia, anche in quella più semplice o in quella più surreale.
Poi mi piace anche notare il modo in cui è scritto un libro, lo stile dell'autore, la sintassi, la ricchezza del linguaggio. Non saprei spiegarlo meglio. per me, leggere è un'azione così quotidiana e naturale che non potrei spiegare perché la compio. E' piuttosto un bisogno, ecco.

16) Leggi libri in prestito (da amici o dalla biblioteca) o solo libri che possiedi?

Quando andavo alle medie, ho letto molti libri presi dalla piccola e sfornita biblioteca della scuola. Ad oggi capita, anche se raramente, di leggere libri in prestito da amici.

17) Qual è il libro che non sei mai riuscito a finire?

In realtà ce ne sono diversi. Alcuni sono solo temporaneamente in standby ma altri non credo che li riaprirò mai, come ad esempio "Paura di volare" e "Che fine ha fatto Mr Y".














18) Hai mai comprato un libro solo perché aveva una bella copertina e cosa ti attrae della copertina di un libro?
Solo perché aveva una bella copertina no, mai. La copertina è ciò che mi attrae in un libro, ma se poi non c'è nulla nella trama che mi incuriosisce il libro rimane sullo scaffale. Mi attraggono copertine molto diverse tra loro. A volte sono i colori, a volte il font del titolo, l'immagine, l'atmosfera, non saprei dirlo e, anche stavolta, molto dipende dalla mia predisposizione.












19) C'è una casa editrice che ami particolarmente e perché?

Negli anni mi sono ritrovata a comprare molti romanzi Neri Pozza, sia perché pubblica due delle mie autrici preferite, Tracy Chevalier e Susan Vreeland, sia perché molto spesso i romanzi raccontano storie di donne in contesti storici diversi, attirando la mia attenzione.













20) Porti i libri dappertutto (in spiaggia o sui mezzi pubblici) o li tieni al sicuro dentro casa?

Ho sempre portato i libri ovunque.

21) Qual è il libro che ti hanno regalato che hai gradito maggiormente?

Il Mago di Oz, il mio primo libro. Non scorderò mai la felicità quando i miei genitori me lo hanno comprato.

22) Come scegli un libro da regalare?

aNobii aiuta molto in questo. Consultare una wishlist aiuta a non fare un dono sgradito. Spesso però mi piace anche indovinare i gusti e rischiare o regalare un libro che a me è piaciuto tanto e che spero piaccia anche alla persona a cui lo regalo. Anche perché, fondamentalmente, regalo libri solo a persone alle quali voglio molto bene e con cui voglio condividere un'emozione.

23) La tua libreria è ordinata secondo un criterio o tieni i libri in ordine sparso?

Se i miei libri si potessero tenere, tutti quanti, in una sola libreria, sarei la persona più felice del mondo intero. Purtroppo non ho lo spazio sufficiente per tutti, quindi sono un po' alloggiati in sistemazioni di fortuna, purtroppo.

24) Quando leggi un libro che ha delle note, le leggi o le salti?

Di solito le leggo.

25) Leggi eventuali introduzioni, prefazioni e postfazioni dei libri o le salti?

Leggo quasi sempre le introduzioni, salto quasi sempre le prefazioni e leggo sempre le postfazioni.

E questo è tutto!

Fatemi sapere se avete fatto questo tag, linkatemelo nei commenti oppure rispondete qui sotto alle domande, sono molto ma molto curiosa.
A mia volta taggo le blogger che so essere accanite lettrici:

Monica di BooksLand
Patrizia di LA is My Dream
Hermosa di De Ornatu Mulierum
Giulia di Spendi&Spandi
Svampi di BeautyBats
Fede di Stasera Cucino Io
Bunny di BunnyMakeup

... e ce ne sono tante altre, quindi consideratevi tutte taggate.

Se volete ficcanasare tra le mie letture, potete farlo QUI.

Alla prossima,



Le letture del mese #18: Luglio feat. LA is My Dream

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Soddisfatta. Sì, davvero soddisfatta delle letture del mese di Luglio, che ha esordito bene e si è concluso meravigliosamente.
Anche oggi, come di consueto da un po' di tempo a questa parte, il post è in collaborazione con la mia amica Patty del blog LA is My Dream.

E quindi, mettetevi comodi e cominciamo!

- La verità di Amelia di Kimberly McCreight

 TRAMA (da Amazon):

«Non è da lei». Mentre si fa largo tra i passanti, Kate Baron ripensa incredula alla telefonata che l’ha costretta a lasciare una riunione decisiva per la sua carriera: dopo essere stata scoperta a copiare, sua figlia Amelia è stata sospesa con effetto immediato dal preside della Grace Hall, uno degli istituti privati più esclusivi di New York. «Non è da lei», continua a ripetersi Kate, finché non si trova davanti a una scena sconvolgente. L’ingresso della scuola è bloccato da un cordone di agenti di polizia, vigili del fuoco e paramedici. E la causa è proprio sua figlia. Per la vergogna, Amelia si è suicidata, lanciandosi dal tetto dell’edificio. Col suo mondo ormai in pezzi, Kate si chiude in un bozzolo di dolore e sensi di colpa, ma alcuni giorni dopo la tragedia riceve un inquietante SMS anonimo: «Amelia non si è buttata». 
Cosa significa? Possibile che la verità sia diversa da quella sostenuta dalle autorità scolastiche? Possibile che ci sia un’altra verità? Kate deve saperlo. Deve raccogliere le forze e scandagliare la vita della figlia, una vita segnata da ombre e segreti di cui lei neppure sospettava l’esistenza. E, a poco a poco, una domanda inizia a tormentarla. Chi era veramente Amelia? Solo trovando la risposta, Kate potrà rendere giustizia alla figlia. Solo così riuscirà a porterà alla luce la verità di Amelia.


Questo libro mi ha attratta subito dalla copertina (se avete letto il TAG sui libri non dovreste meravigliarvene) e mi ha conquistata con la trama. Non sono una grande appassionata di thriller, ma questo non lo è nel senso stretto della parola. La narrazione si sviluppa alternando il punto di vista di Kate, risoluta a scoprire la verità sulla morte della figlia, e quello di Amelia stessa, che racconta la sua vita con la semplice complessità di un'adolescente. Tale intreccio è appassionante, coinvolgente e ci trasporta in una realtà fatta di segreti e sentimenti forti come l'amore, l'odio, la discriminazione, portati all'esasperazione come solo gli adolescenti sanno fare. Il libro apre una piccola finestra sul mondo delle confraternite, allo stesso tempo terribile e affascinante, con le sue iniziazioni, riti, sfide. Una delle cose più belle del romanzo sono i personaggi, complessi, tormentati, mai scontati, sui quali a turno si posa il sospetto del lettore.
E poi c'è Amelia, alla quale ho voluto bene da subito, che avrei voluto abbracciare il più delle volte, con le sue insicurezze, le sue paure ed i grandi turbamenti, che deve affrontare da sola, a volte per scelta altre volte per imposizione.
Un libro che mi è piaciuto tantissimo e che avrebbe meritato le cinque stelline, non fosse stato per un finale troppo poco cattivo.

VOTO: 4/5

- Adulterio di Paolo Coelho


Trama (da Amazon):

Linda ha 31 anni e, agli occhi di tutti, la sua vita è perfetta: vive in Svizzera, uno dei paesi più sicuri del mondo, ha un matrimonio solido e stabile, un marito molto affettuoso, figli dolci e educati, e un lavoro da giornalista di cui non si può lamentare. Ma d’un tratto inizia a mettere in dubbio questa sua quotidianità, la prevedibilità dei suoi giorni. Non riesce più a sopportare lo sforzo che le richiede fingere di essere felice. 
Tutto questo cambia quando incontra per caso un suo innamorato degli anni dell’adolescenza: Jacob. È diventato un politico di successo e, durante un’intervista, finisce per risvegliare un sentimento che la donna non provava da ormai troppo tempo: la passione. 
Ora Linda sarà disposta a tutto per conquistare quell’amore impossibile, e dovrà esplorare fino in fondo tutte le emozioni umane per poter poi trovare la redenzione. 
“È meglio non vivere piuttosto che non amare.”


Questo libro, per fortuna breve, è stato un grande, grandissimo MEH!!! O probabilmente meglio un WTF?!
Coelho è uno dei miei autori preferiti, di cui ho amato la maggior parte dei libri che ho letto.
Di Adulterio ho letto solo critiche molto negative, e questo mi ha spinto ancora di più a leggerlo, vista la curiosità di capire il perché di un riscontro così disastroso con il pubblico.
Andiamo con ordine... Linda ha 31 anni ma è come se ne avesse, non lo so, 60? Agli occhi di tutti la sua vita è perfetta, se non teniamo conto del fatto che la sua vita è davvero perfetta. E' sposata da dieci anni ma sembra una casalinga depressa e annoiata sposata da quaranta. Parla del suo matrimonio come di una fievole fiamma che si sta spegnendo ed è come se fosse la cosa più normale del mondo. Come se lei ed il marito fossero due pensionati che hanno ormai perso il palpito della passione (A TRENT'ANNI?!).
Linda è odiosa, mi è stata antipatica dalla seconda riga in poi, per tutto il libro. Non ho mai provato nulla di più del disappunto nei suoi confronti, fino alla fine.
Il romanzo è infarcito di stereotipi irritanti sulla Svizzera e sugli elvetici (che spero siano stati messi per ironia e non per convinzione, perché se in Svizzera ci fossero anche solo una decina di persone che la pensano come Linda, penso sarebbe il posto più brutto del mondo!).
Ma veniamo al fulcro di Adulterio: il tradimento. Il tradimento è un argomento che mi indispettisce parecchio. E' un'azione meschina che non concepisco, a maggior ragione se compiuta senza il benché minimo perché come in questo caso. Attrazione folle? NO. Amore? NO. Un marito disattento? NO. Non che queste siano giustificazioni lecite.
Un puro e semplice capriccio, che poi diventa una questione di orgoglio e una sfida, che porta la protagonista a compiere azioni riprovevoli e illegali.
Non c'è nulla della scrittura evocativa di Coelho, se non in un breve passaggio di tre o quattro pagine verso la fine del romanzo, fine che vorrebbe essere esemplare, ma che secondo me è solo sconclusionata.

VOTO: 3/5 (credo di essere stata generosa.)

- Losing Hope di Colleen Hoover (titolo italiano "Le sintonie dell'amore")


TRAMA (da Amazon):

Ci sono ricordi che è pericoloso portare alla luce, cicatrici che è doloroso riaprire: ma per Holder e Sky, due ragazzi difficili con un tragico segreto alle spalle, è fondamentale affrontare quello che è stato per poter vivere quello che sarà.
Holder vive perseguitato dal proprio passato, schiacciato dal senso di colpa per il suicidio di sua sorella Leslie. E poi c’è il ricordo di Hope e di quel maledetto giorno in cui ha lasciato che la sua vicina di casa di quando era bambino salisse su quella macchina e sparisse per sempre dalla sua vita. Il rimorso che incupisce la sua esistenza lo costringe a continuare a cercarla, fino a quando in un supermercato incontra Sky, che ha gli stessi occhi della sua amica di un tempo, e pensa di averla ritrovata. 
La vicenda di Le coincidenze dell’amore raccontata dal punto di vista di lui, per rivivere una splendida storia attraverso nuove emozioni.


Questa è la seconda volta che parto prevenuta nei confronti della Hoover (QUI potete leggere il mio pensiero su Hopeless), ed è la seconda volta che lei mi trascina violentemente in un vortice di sensazioni che mi lasciano, alla fine del libro, sconvolta.
Losing Hope, mortificato nel titolo dalla traduzione italiana, è il punto di vista di Holder, di cui già mi ero innamorata nel primo libro. Di solito non amo rileggere la stessa storia, anche se narrata da un protagonista diverso. Lo trovo ripetitivo e a tratti noioso.
In questo caso, non è stato nulla di tutto questo.
Se avete letto Hopeless, ed eravate rimaste affascinate da questo ragazzo, entrare nella sua mente, conoscere i suoi pensieri, i suoi sentimenti, la sua sofferenza ve lo farà amare ancora di più. La storia si arricchisce di molti dettagli, intuibili ma solo accennati nel primo libro.
Una delle cose che ho apprezzato della Hoover è che non si sofferma troppo sull'aspetto esteriore dei suoi personaggi, se non per dare delle linee guida al lettore (colore degli occhi, dei capelli).
Sky e Holder si piacciono, ma nessuno dei due sta lì ad elencare ogni singolo aspetto strabiliante del corpo dell'altro. Non ci sono occhi profondi come cieli d'estate, labbra peccaminose, pettorali guizzanti, seni esplosivi, gambe chilometriche e quant'altro.
Per Holder, Sky è bellissima. Sono bellissimi i suoi occhi grandi ed i capelli castani. Sky è perfetta proprio perché è così imperfetta, così testarda, ironica, sarcastica, con quel suo perdersi a tratti affascinante e a tratti inquietante.
Di Holder ho amato l'amore per la sorella Les, così appassionato e a tratti eccessivo, un amore che racchiude la paura della perdita che ha già sperimentato da piccolo, con Hope.
Non mancano i passaggi che mi hanno fatta emozionare nel primo libro, come il primo non bacio più bello forse che abbia mai letto.

Non ho dato l'ultima stellina, solo perché Hopeless mi è piaciuto di più.

VOTO: 4/5

- Il cacciatore di aquiloni di Khaled Hosseini



TRAMA (da Amazon):

Si dice che il tempo guarisca ogni ferita. Ma, per Amir, il passato è una bestia dai lunghi artigli, pronta a inseguirlo e a riacciuffarlo quando meno se lo aspetta. Sono trascorsi molti anni dal giorno in cui la vita del suo amico Hassan - il ragazzo dal viso di bambola, il cacciatore di aquiloni - è cambiata per sempre in un vicolo di Kabul. Quel giorno, Amir ha commesso una colpa terribile. Così, quando una telefonata inattesa lo raggiunge nella sua casa di San Francisco, capisce di non avere scelta: deve partire, tornare a casa, per trovare il figlio di Hassan e saldare i conti con i propri errori mai espiati. Ma ad attenderlo, a Kabul, non ci sono solo i fantasmi della sua coscienza. C'è una scoperta sconvolgente, in un mondo violento e sinistro, dove le donne sono invisibili, la bellezza è fuorilegge e gli aquiloni non volano più. Trent'anni di storia afgana - dalla fine della monarchia all'invasione russa, dal regime dei Talebani fino ai giorni nostri - rivivono in questo romanzo emozionante e pieno d'atmosfera, diventato uno straordinario successo internazionale.

Questo è stato il finale col botto. No, non avevo ancora letto Il cacciatore di aquiloni, fondamentalmente perché se ne era parlato troppo e troppa gente mi diceva di leggerlo ed io sviluppo quasi sempre una sorta di rifiuto quando succede. Un po' come quando mi dicono di ascoltare una canzone.
Come molti di voi sapranno, il mio fidanzato in questo momento è in Afghanistan e leggere questo libro mi ha fatta sentire un po' più vicina ad una terra martoriata e meravigliosa, che ammalia chiunque abbia la possibilità di vederla, che mi attrae e mi spaventa.
Avevo visto il film , diverso tempo fa, e mi era piaciuto molto anche se avevo rimosso molti dettagli. E' stato meglio così, perché ho avuto la possibilità di compiere questo viaggio come se fosse la prima volta.
Hosseini è un pifferaio magico che sulle note delle parole mi ha intrappolata nella semplicità della sua narrazione, attraverso una storia fatta di luci accecanti e ombre opprimenti.
Alla storia di Amir e Hassan si affianca parallela e ugualmente importante, la storia di una terra che da sempre è stata piegata e sottomessa, una terra che può essere accogliente come il grembo di una madre e ostile come un campo minato. 
Ebbene sì, se non lo avete letto, leggetelo.

VOTO 5/5

E con questo è tutto. Mi raccontate quali sono state le vostre letture di Luglio? Così allungo un po' la pila di libri che ho sul comodino?

Per le letture di Patty, cliccate QUI.

Alla prossima, 

Miki.

Una Nota di Colore #10: Nightmare, Avenged Sevenfold

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Musica è arte, musica è vita, musica è colore.

La musica può essere il filo invisibile che lega le persone, che consente loro di scoprire e di scoprirsi.
Può essere confronto, accordo e disaccordo.

La musica è storia ma anche moda, insegnamento e intrattenimento.

"Musica"è la parola chiave di questa nuova collaborazione, che vede, di nuovo, affiancato MikiInThePinkLand a LA is My Dream.


"Una nota di colore" è il nostro modo di raccontarvi qualcosa di noi, un modo per conoscerci e per farci conoscere. Una sorta di "get ready with me" che tanto va in voga su YouTube, con la differenza che il risultato finale è dettato unicamente dalla musica.

In questi dodici appuntamenti mensili, vogliamo fare un viaggio alla scoperta dei nostri album preferiti, raccontarveli, condividere con voi il ruolo che essi hanno o hanno avuto nella nostra vita e, ad ogni album, abbineremo un trucco e vi mostreremo i prodotti utilizzati.

Spero che l'idea vi piaccia come è piaciuta a noi, che la coltiviamo ed elaboriamo da oltre un anno.


Ogni secondo lunedì del mese, quindi, vi aspettiamo qui a cantare e truccarvi con noi!

Ci avviamo verso la fine di questa rubrica ed è triste ed esaltante allo stesso tempo, perché io e Patty ci abbiamo messo davvero tutte noi stesse, cercando di esprimere e condividere con voi le emozioni provate, ascoltando i nostri album preferiti.

Il post di oggi ha un significato speciale per me, sia per il gruppo di cui si parlerà, ma soprattutto perché a parlarvene non sarò io. Autore e ospite oggi è il mio meraviglioso fidanzato, Tony, che ha accolto (non senza opporre taaaante, troppe obiezioni) il mio invito a parlarvi di uno degli album più belli che esistano sulla faccia della terra musicale.
Nightmare, degli Avenged Sevenfold, è riuscito ad abbattere stupidi pregiudizi che avevo nei confronti di questa band, che piaceva tanto al mio fidanzato, ma che non mi ero mai preoccupata di conoscere meglio. "I soliti urlatori da strapazzo, no, non mi piacciono". Eh, lo so, l'ottusaggine è una brutta bestia.
Ma poi l'ho fatto, l'ho ascoltato... e non posso far altro che dire GRAZIE a Tony.

E adesso passo la parola a lui... Buona lettura e buon ascolto.

Metti un pomeriggio a casa di amici a parlare di musica. Metti che il padrone di casa - chitarrista - mi sfida a “GUITAR HERO“ ed io - batterista - accetto senza esitare. Cominciamo, tra risate e riff di Iron Maiden e AC/DC. Poi, un' intro… Violini, una melodia che sale piano e poi esplode. BOOOM! Due chitarre, un basso e una batteria che mi travolgono come un uragano. Comincia questa canzone, che mi piace talmente tanto da farmi scordare anche della sfida. Rimango ad ascoltarla così come sono, in piedi, immobile come un manichino col mio amico che mi riempie di pizzicotti perché ho smesso di “suonare”.
Finisce il pomeriggio, finisce la sfida, ovviamente ho perso, ma chi se ne frega, nelle orecchie risuona ancora quella melodia, batte ancora quella batteria che mi ha ipnotizzato… 
Saluto e torno a casa.
Decido di cercarla su youtube. Non può perdersi nel dimenticatoio, deve essere mia. Allora scrivo le prime lettere di quel gruppo strano, mai sentito: “ Aveng…” Eccola qui, tra i primi risultati: Avenged Sevenfold– “AFTERLIFE”

Da quel momento gli Avenged Sevenfold, californiani di Huntington Beach, sono diventati una vera e propria ossessione. Le chitarre che alternano riff “infernali” a melodie dolcissime, il basso che sembra parlare, la voce del cantante che ti porta a chiederti “ma davvero una persona può fare queste cose con la voce?” e poi la batteria… la batteria


Il batterista degli AX7, così vengono abbreviati, è stato il mio idolo fin da subito. Sul palco per la tecnica, indiscussa e riconosciuta dalle maggiori riviste del settore musicale, fuori dal palco per la sua pazzia vera e propria. Jimmy “The Rev” Sullivan ha influenzato non poco il mio stile, la mia tecnica e devo a lui se oggi riesco a ruotare le bacchette tra le dita (ore e ore passate a guardare i suoi video e a darmi la bacchetta sui denti sono servite, devo dirlo XD). E così in poco tempo tutta la discografia degli AX7 è arrivata nel mio pc. 
Sounding the Seventh Trumpet, Waking the Fallen, City of Evil e Avenged Sevenfold (album omonimo) mi hanno accompagnato in qualsiasi momento del giorno e a volte anche della notte con volumi che spesso, lo ammetto, facevano battere il muro. O erano i vicini? Boh…
Un giorno, girovagando su internet, una notizia: 

"Gli Avenged Sevenfold lavorano al nuovo album" 

Non so esprimervi la mia felicità, in quel momento.

Qualche giorno dopo, precisamente il 29 Dicembre del 2009 leggo questo:

“ Morto The Rev, batterista degli Avenged Sevenfold ”.

Un macigno, una valanga in pieno petto, il fiato che manca. E le lacrime che scendono inarrestabili.
Nel 2010 esce il nuovo album della band, “NIGHTMARE”.
Alla batteria siede uno degli idoli di Jimmy, Mike Portnoy, batterista dei DREAM THEATER, che si dice onorato di suonare per il gruppo in quello che poi è diventato il Tribute Album alla memoria di The Rev.
Parlare di Nightmare mi suscita ancora emozioni fortissime, come quelle provate insieme alla mia amata Miki il giorno che lo comprammo. Le lacrime scendevano senza freni, leggevamo i testi e giù ancora lacrime. Io ero inarrestabile. E stiamo parlando solo della copertina!!! Non lo avevamo ancora ascoltato.  


E quelle lacrime altro non erano che l’inizio della fine… Arrivati a casa la prima cosa che facemmo fu ascoltarlo. E FU LA FINE!



La open track NIGHTMARE che dà anche il titolo all’album è forse il pezzo più “sevenfoldiano”. Potente, aggressivo e con il classico ritornello accattivante, ma da subito si nota “aria di cambiamento”, con un basso e una batteria più graffiantidel solito.
WELCOME TO THE FAMILY e DANGER LINE richiamano abbastanza le vecchie sonorità degli AX7, mentre BURIED ALIVE e NATURAL BORN KILLER risaltano, o esaltano, il SIGNOR Mike Portnoy, preciso, violento e “pulito” come solo lui sa essere.
E si arriva a SO FAR AWAY, la canzone più “triste” dell’ album. Scritta da Synyster Gates, chitarrista del gruppo, è un omaggio a TheRev



Il pezzo parla della loro amicizia fin da piccoli, dei loro sogni, di quanto la vita, a volte, può essere tanto brutta ma anche tanrto bella. 

“ It seems we’re invincible, the truth is so cold ”

Fantastica l’ interpretazione di Matt Shadows, malinconico al punto da far star male anche chi ascolta la canzone per la prima volta.
La sua bravura si nota anche in GOD HATES US, che mette in evidenza anche la tecnica di Synyster Gates.



Ed è la volta di VICTIM, il pezzo che io ritengo il più struggente di tutto l’album. Le campane, la voce femminile all’ inizio e alla fine, danno un tocco ancora più triste a quest’altro omaggio a Jimmy Sullivan. Otto minuti di sofferenza e lacrime, ogni volta che la ascolto.

 TONIGHT THE WORLD DIES, FICTION e SAVE MEsembrano una sola canzone, legate tutte e tre dai riferimenti alla morte di Jimmy. Tre canzoni che sono insieme un inno alla vita e un canto di dolore e speranza.
La voce di TheRev, insieme ad alcuni pezzi di batteria registrati prima della sua scomparsa, sono presenti in FICTION e SAVE ME.

C’è una cosa che non sapevo e che ho letto proprio qualche giorno prima che l’amore mio chiedesse di parlare di Nightmare e che rende l’album ancora più inquietante e significativo.

In una intervista radiofonica Matt, il cantante dichiarò: 

“ la canzone Fiction, che era un nomignolo che si era dato Jimmy, in realtà aveva come titolo iniziale DEATH. Ed è l’ultima canzone che TheRev scrisse per l’ album. Quando la prese in mano mi disse 'ecco, questa è l’ ultima canzone'. E poi, tre giorni dopo Jimmy non c’era più”.


Tony.


Io non avrei MAI potuto parlarvi meglio di quest'album e leggendo queste parole ho rivissuto tutte le emozioni di quel giorno e le emozioni che questo album mi dà, ogni volta che lo ascolto e, soprattutto, ogni volta che lo ascoltiamo insieme.
Grazie amore mio.

Per il trucco mi sono ispirata alla meravigliosa cover di Nightmare:


 Per la base ho utilizzato:

- Bourjois Healthy Mix N° 53, Light Beige

- L'Oréal Accord Perfect n°2, Vanille per correggere le - tante - occhiaie

- ELF Mineral Booster su tutto il viso per uniformare e illuminare

- BourjoisBronzing Powder per un po' di contouring

- Benefit Benetint, sulle guance

- MAC Brow Set in Show-Off per le sopracciglia.


Sugli occhi:


Come base ho usato

- Kajal bianco della Montalto per illuminare l'arcata sopraccigliare
- Kiko Longlasting Stick Eyeshadow n°20, su tutta la palpebra mobile
- MAC Paint Pot in Imaginary sopra il nero
- Maybelline Color Tattoo n°65, nell'angolo interno e lungo la rima cigliare inferiore
 Dalla palette Shady Lady di The Balm:

- Risqué Renee sulla palpebra mobile
- Easy Wheezie nella prima parte di palpebra mobile e sfumato nella piega
- Curvy Cami lungo la rima cigliare inferiore
- Luscious Lani nell'angolo interno

Dalla palette Naked Basics di Urban Decay:

- Crave nell'angolo esterno
- Naked 2 sfumato nella piega
- Walk Of Shame per illuminare l'arcata sopraccigliare.

Le Volume di Chanel come mascara e la Perversion di Urban Decay nella rima interna.

 Sulle labbra ho voluto riprendere il rosso del titolo, utilizzando una matita di Kiko, la 307, per definire il contorno e il meraviglioso Russian Red di MAC:



 E questo è il risultato:







Questa è l'anteprima del trucco di Patty:


 Per leggere il suo post, cliccate QUI.

Spero che il post vi sia piaciuto, alla prossima

Miki, Tony e Patty.


Recensione Hawaiian Tropic Silk Hydration Protective and After Sun Lotion + regalino per voi!

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Sono iscritta a trnd da prima che aprissi il blog ed è un programma che mi piace moltissimo.
 Chi non sapesse di cosa si tratta, può cliccare QUI.
In breve posso dire che trndè un programma che mette al centro della campagna il cliente, che riceve un quantità di prodotto sufficiente per farlo provare ad amici, parenti e conoscenti.
Le altre campagne per cui sono stata selezionata in passato, non riguardavano prodotti della sfera beauty, ma questa volta sono stata selezionata per provare una protezione solare ed un doposole che guardo con curiosità già da tempo e che sto usando ormai da un paio di mesi.

Si tratta del Silk Hydration Protective Sun Lotion spf 15 
e dell'After Sun Hydrating Lotion di Hawaiian Tropic.


La gamma dei prodotti del marchio è decisamente vasta (anche se purtroppo l'ho vista raramente nei punti vendita della mia zona, se non nei grandi ipermercati e nemmeno al completo):


Oltre a lozioni idratanti protettive, con un spf che va da 8 a 50+, ci sono anche oli abbronzanti (che io rifuggo senza nemmeno pensarci due volte) privi di protezione o con protezione molto bassa: 2 o 8. Importantissimo proteggere anche le labbra, dai dannosi effetti dei raggi UV e possiamo farlo con golosi gloss in tubetto, protezione 25. Dopo l'esposizione, dobbiamo continuare a prenderci cura della nostra pelle, con lozioni idratanti e lenitive, e qui c'è davvero l'imbarazzo della scelta: gel rinfrescante, burro corpo, crema e lozione che promettono un'idratazione prolungata fino a 24 ore.

Come potete vedere, ho avuto modo di testare e di far testare un'ingente quantità di prodotto, che ho distribuito ad amici, parenti e conoscenti , che hanno avuto modo di provarlo anche meglio di me.

I feedback che ho ricevuto sono stati quasi tutti positivi. L'entusiasmo maggiore lo hanno mostrato le amiche, che ne hanno adorato l'odore e la consistenza, mentre qualcuno, soprattutto rappresentanti del genere maschile, non hanno gradito particolarmente il profumo, decisamente forte.

Le esperienze di cui vi parlerò più approfonditamente sono la mia e quella di mia madre, che ne abbiamo fatto un uso molto diverso.

Ad oggi, 14 Agosto, non ho ancora visto il mare, ed è la prima volta in... molti anni di vita. Se considerate che ho la spiaggia a dieci minuti di macchina, potete immaginare quanto la cosa sia anomala. E' che non ne ho la minima voglia e, soprattutto, voglio aspettare che torni il mio fidanzato dall'Afghanistan, per le tante agognate ferie. Siamo a - 12... ce la posso fare!


Per cosa ho usato allora una protezione solare?

Qui, nel profondo sud, il sole brucia anche se esci di casa per cinque minuti e, considerando che nel mese di Giugno ho dovuto passare diverso tempo fuori casa e considerando che fino a qualche giorno fa sono andata a camminare almeno tre volte alla settimana, una protezione era indispensabile.

La prima cosa che colpisce della lozione Hawaiian Tropicè l'odore. Non esagero se dico che profuma d'estate, di spiagge esotiche, di cocktail alla frutta, ed è un profumo persistente e delizioso. Se non lo avete mai sentito e vi piacciono le profumazioni dolci e fruttate, allora fatelo!

La consistenzaè morbidissima e fluida e rende l'applicazione veloce e piacevole. Non lascia assolutamente la scia bianca e si assorbe molto velocemente, lasciando la pelle morbidissima, ma soprattutto asciutta. Perché se c'è una cosa che odio, soprattutto al mare, è avere la pelle unta e appiccicosa. Probabilmente grazie a lei non dovrò inseguire il mio fidanzato per spalmargliela appena potremo andare al mare.

Nonostante il fattore di protezione sia basso, troppo basso per me, che ho una pelle chiara, non ho avuto alcun problema e, soprattutto, non mi si è formato quell'antiestetico stacco sul braccio per la manica della t-shirt.

Ma veniamo a mia madre... Lei non usa MAI la protezione solare e, puntualmente, ogni estate, si ustiona, a volte anche gravemente. Tutto ciò non la frena assolutamente e persiste ad esporsi ungendosi con oli di dubbia composizione, per poi lamentarsi in inverno della comparsa di rughe e macchie.
Non potete immaginare quanto la cosa sia esasperante!
Beh, per la prima volta, quest'anno, non si è scottata, ma anzi, una volta finito il campioncino che le avevo dato, è andata ad acquistare la full size. Io ero sbalordita.
La cosa che l'ha invogliata all'utilizzo, oltre al profumo ed al fatto che si assorbisse subito, è stata la sensazione di pelle morbida e liscia per tutto il giorno, anche dopo la doccia, anche senza applicare il doposole. Ah, lei adesso è nera (ma parte da un tono di pelle più scuro del mio).


Se la protezione solare ha un profumo delizioso, quello del doposole, al cocco e papaya, è paradisiaco e crea dipendenza.
La consistenza è leggermente più densa rispetto alla lozione, ma si stende ugualmente bene e si assorbe all'istante.
La pelle è subito morbida e lenita e se lo usate prima di andare a letto, vi ritroverete con le lenzuola profumatissime.

Per entrambi i prodotti, avevo un certo timore ad utilizzarli su spalle e schiena, perché in questo periodo è una zona molto problematica, ma, per fortuna, non ho avuto alcuna reazione strana.

Dalle mie parti la reperibilità non è eccezionale, ma probabilmente in altre zone non avrete problemi a reperire l'intera linea.
I prezzi sono decisamente accessibili ed in alcuni ipermercati ho visto spesso promozioni convenienti.

Per me, la promozione è assolutamente scontata.

Per completezza, questi sono gli INCI di entrambi i prodotti:




Se siete arrivate fino alla fine, vi meritate un premio!

Ho conservato per voi cinque bustine di lozione idratante protettiva, per una quantità totale di prodotto pari a 40ml. Se vi fa piacere riceverle, lasciate un commento qui sotto e, tra una settimana, procederò con l'estrazione.

Voi conoscevate questi solari?
Ce n'è uno che utilizzate e ricomprate regolarmente?

Con questo è tutto, alla prossima!

Buon Ferragosto,


#Haul @MACcosmetics: lipstick, paintpot e eyeshadow. Swatches, review e prime impressioni.

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E' passato quasi un mese dalla prima parte di questo piccolo haul, ma per mostrarvi cosa ho preso, ho aspettato che arrivasse l'ultimo pezzo.

Per chi ancora non lo sapesse, a Bari ha aperto MAC, in via Sparano (ha aspettato che lasciassi la città... NO COMMENT!!!), e non potevo non farci un salto, anche se è stato non programmato e velocissimo causa treno.
L'ultimo prodotto era esaurito in negozio, ma mi era piaciuto così tanto che approfittando delle spese di spedizione gratuite ho piazzato un ordine che c'ha messo quindici giorni ad arrivare e nemmeno chiamando il numero verde riuscivo ad avere informazioni sul perché stesse tardando così tanto."PROBABILMENTE il corriere in Germania è in ferie"... ok, e mettere un avviso?
Ma, si sa, lo store on line del brand è il male, quindi quando faccio un ordine mi metto l'anima in pace e aspetto.

Ma veniamo alla parte succulenta:


Ovviamente, quando sono entrata in negozio, ho adocchiato immediatamente l'espositore dei rossetti. Ero convinta di prendere Relentlessly Red ma davanti a Pink Pigeon sono rimasta incantata.
Per la prima volta ho chiesto di poterlo provare, non ero convinta mi stesse troppo bene, ma anche se avevo un trucco dai toni molto caldi che ci faceva praticamente a pugni, l'effetto mi è piaciuto moltissimo e l'ho preso.
E' stato il mio rossetto dell'estate!



MAC lo definisce "bright cleanest pink", è un rosa/fucsia brillante in base blu dal finish matte.
Di agevole applicazione, rilascia un colore pieno ed uniforme alla prima passata. Col passare del tempo rimane molto confortevole sulle labbra e dura tantissimo: intatto per sei ore, bevendo e spiluccando qualcosa, sbiadisce leggermente dopo un pasto completo. La sua performance, su di me, è del tutto simile a quella di Russian Red, compare per finish.

Dalle foto, purtroppo, sembra molto meno acceso e decisamente più caldo di quello che è. Questi sono gli swatches, indoor ed outdoor e la comparazione con altri fucsia famosi di MAC:



A destra potete vedere Pink Pigeon (lo swatch almeno è fedelissimo), procedendo verso sinistra abbiamo Flat Out Fabulous, più cupo e decisamente più opaco. Girl About Town, meno freddo e più morbido e luminoso. Impassioned decisamente più caldo e con lo stesso finish di GAT.

Ve lo avevo mostrato indossato sulla pagina Facebook del blog:


Era da tempo che facevo la corte ad un ombretto della linea mineralize, lo Young Punk:


che, ovviamente, non c'era... E allora ho preso lui, Cinderfella:



Questo ombretto è un cielo stellato. E' semplicemente meraviglioso! La consistenza è morbidissima, ha pochissimo fall-out ed è molto pigmentato già da asciutto. Negli swatches potete vedere un'unica passata senza base:



 L'ho utilizzato due volte: la prima volta su tutta la palpebra mobile, sempre asciutto, e mi è durato intatto tutta la serata, la seconda volta, come eyeliner, miscelato con il Duraline di Inglot, ed è uscita una roba spettacolare, che sicuramente vi mostrerò al più presto, perché ho intenzione di rifarlo.

Infine, guardando e swatchando i vari paint pot, sono rimasta abbagliata da Let's Skate, "rosa pallido perlato" secondo il sito, che è l'ombretto che ho preso poi on line.


Più che pallido lo definirei lattiginoso e con una miriade di micro glitter dorati



Essendomi arrivato ieri, non posso dirvi molto su questo prodotto, ma vi terrò aggiornati e sicuramente ve lo mostrerò in qualche "trucco del giorno".
Dallo swatch fatto, mi è sembrato simile agli altri paint pot che possiedo, Bare Study ed Imaginary, e mi si è fissato subito sulla pelle. Non vedo l'ora di utilizzarlo.

Con questo è tutto, alla prossima,



Ritratto di Signora #35: Lidia, Quattro zampe sul cuore.

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Buongiorno a tutti e buon primo lunedì del mese!



Riemergo dalle tante agognate ferie per il Ritratto di Signora di Settembre.
Sappiate che mentre voi state leggendo, io sono in spiaggia a paparisciarmi nell'acqua. Just to know...

L'articolo di oggi, un po' diverso dai soliti, è stato scritto da Monica di BooksLand, quindi lascio a lei la parola.

Buona lettura!

Questa estate mi sono recata con alcuni amici a Milano e, approfittando della splendida giornata, mi sono incontrata anche con un'amica blogger, la simpaticissima Noemi di “ Emozioni di una musa

Sapete che quando mi muovo non riesco a tornare a casa senza comprare libri, pertanto nella mia shopping bag alla fine della giornata mi sono ritrovata anche un libro molto particolare, scritto proprio dalla mamma di Noemi.



Lidia, questo il suo nome, ha pensato di condividere con i suoi lettori alcuni momenti della sua vita che riguardano la sua famiglia, ma soprattutto i suoi amici a quattro zampe.

Il libro, infatti, si intitola “Quattro zampe sul cuore” e come vi dicevo parla soprattutto di Lidia e degli innumerevoli animali che sono passati da casa sua.

Inutile dire che mi sono innamorata di questo volume, e che l’ho praticamente divorato tra grandi risate e anche un po’ di lacrime! La cosa più bella di questo progetto è che tutto il ricavato andrà in beneficenza, per aiutare quegli amici a quattro zampe non tanto fortunati.

Proprio per questo, il ritratto del mese è una bella intervista a Lidia, che ringrazio di cuore. 
Lascio subito a lei la parola:

1. Ciao Lidia, benvenuta sui nostri blog!
Raccontaci un po’ di te cosa fai di bello nella vita.

Ciao, grazie per l’invito! Ho 48 anni e lavoro come tecnico di laboratorio presso la facoltà di Medicina Veterinaria di Milano da parecchi anni, sono una mamma, un’amazzone e una lettrice accanita, perennemente di corsa fra impegni familiari e lavorativi. Una vita come tante, ma con una famiglia allargata che comprende oltre ai bipedi quattro cani e una serie di altri piccoli animaletti.

2. Due mesi fa ho letto il tuo libro “Quattro zampe sul cuore” e me ne sono follemente innamorata. Da dove nasce l’idea per questo libro?

Fin da ragazzina, sui banchi di scuola, ho amato scrivere. Temi ai tempi, poi negli anni lo scrivere è diventato un modo per tenermi in contatto con gli amici lontani. Un modo per tenerli virtualmente parte della mia quotidianità. Vivendo con quattro cani quasi tutti i racconti finivano per essere basati su di loro. Per anni mi sono sentita dire “dovresti pubblicarli” ma in realtà non mi sono mai considerata una scrittrice e, per quanto le risate degli amici durante la lettura mi facessero piacere, non ho davvero mai pensato di scrivere un libro.


3. Che cosa significa per te vivere con tanti animali?

Significa non avere mai pavimenti puliti, non trovare posto sul divano la sera e lottare per uscire di casa con i pantaloni privi di peli. Significa che quando si apre la porta di casa quattro musi felici ti assaliranno gioiosi anche nelle giornate peggiori, che ci sarà qualcuno sempre pronto a farti compagnia, che se dimentichi le chiavi di casa nel cancello la sera, al mattino troverai ancora la macchina nel garage, che i tuoi amici saranno selezionatissimi perché solo quelli che davvero ti apprezzano verranno a trovarti a casa.

4. Cosa vorresti dire a chi pensa di prendere un cane, un gatto,  o un animale qualunque? Si sa che nei periodi di festa (tipo Natale) tante persone decidono di regalare un cucciolo ai propri figli, senza rendersi conto di quale impegno sia...

Vorrei dire loro di non farlo. Un animale è un essere diverso ma con un cervello e dei sentimenti, regalare un animale è uno dei regali peggiori perché significa costringere una persona ad occuparsi di lui per almeno 10/15 anni consecutivi. Chi desidera la compagnia di un cane o di un gatto lo prenderà di sua volontà. Sono fermamente convinta che per un bambino crescere con un cane sia estremamente positivo, imparare guardando ogni giorno i genitori che si occupano del cane/gatto con affetto e costanza, capire che anche se non parla come noi si esprime, capire che non è uno dei giochi da tenere in cameretta ma che prova dolore, gioia, fame o tristezza è a parer mio un insegnamento che lo farà crescere conscio che la vita va rispettata in qualunque forma.

5. Fare volontariato nei canili, ci vuole una preparazione particolare o è una cosa alla portata di tutti?

Ai miei tempi bastava avere la voglia di farlo e non avere paura di sporcarsi. Negli ultimi anni alcune strutture comunali si sono dotate di figure professionali che seguono i volontari nei primi mesi, mentre nelle strutture private si regolano in maniera autonoma.

6. Un ricordo speciale legato ad uno dei tuoi amici a quattro zampe.

Tanti in realtà ogni animale che ha percorso un pezzo di strada con noi ha lasciato le sue tracce. Il primo che mi viene in mente è legato a Dago, il nostro Rotweiller che purtroppo non c’è più - mentre fissa un sasso ai suoi piedi.
Adorava le pietre, avrebbe passato giornate immobile in attesa che qualcuno la lanciasse lontano per poterla cercare… senza peraltro trovarla più, in 10 anni di vita non ricordo mi abbia mai riportato un sasso…

7. C’è altro che ci vuoi raccontare, qualcosa che magari non ti ho chiesto?

Volevo solo ricordare che il ricavato del libro viene donato alle varie associazioni presenti in Italia che si
occupano di curare, stallare e far adottare i randagi presenti sul territorio.
E’ nella speranza di poter portare un aiuto concreto che alla fine ho deciso di pubblicare i racconti della mia vita domestica.

Che cosa posso dire? Credo che ci vorrebbero più donne come Lidia, donne concrete che non hanno paura di sporcarsi (come dice lei) e che si mettono in gioco per una buona causa.
A lei va il mio più sentito ringraziamento, perché se domani qualche cane o gatto dormirà con una coperta in più, o avrà qualche pezzo in più di pane da mangiare, sarà anche merito suo.

Se volete seguire la pagina Facebook dedicata al libro vi basterà cliccare QUI


Spero che in tanti aderiranno a questa iniziativa, e aiuteranno Lidia a far star bene i nostri amici animali! 

Monica.

Sono pochi i libri sugli animali che ho letto, semplicemente perché molto spesso mi ritrovo alla fine in una valle di lacrime e si risveglia fortissima in me la voglia di avere un peloso (dopo la morte del mio gatto, i miei genitori si sono rifiutati categoricamente di allargare di nuovo la famiglia). Questo però mi ispira tantissimi, promette di essere divertente e inoltre è utile per aiutare gli amici a quattro zampe, quali motivazioni migliori.

Ringrazio Monica, per l'idea meravigliosa e per l'intervista e Lidia per averci resi partecipi della sua esperienza.

Vi ricordo che gli altri blog che partecipano alla rubrica sono:

Stasera cucino io di Fede

Un libro per amico di Daniela

Franci lettrice sognatrice di Francesca

Al prossimo mese,

Miki, Monica, Daniela, Fede e Francesca.


Ritratto di Signora #36: Le Signore del Volley. Quando un sogno diventa realtà!

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Ebbene sì, sono viva e sono tornata ad augurarvi "Buon primo lunedì del mese"!
Prima di addentrarmi nel post di oggi, vorrei ringraziare chi, in questo lungo periodo di assenza, ha continuato a commentare e ad iscriversi al blog sia tramite GFC che tramite Bloglovin.
Il blog mi è mancato e non vedo l'ora di riprendere il ritmo e di rispondere ai tantissimi commenti agli scorsi post.



Ci eravamo lasciati con un Ritratto e ci ritroviamo con un altro Ritratto, che ho scritto io ed a cui tengo particolarmente. Non mi dilungo oltre e vi auguro buona lettura!

Anche questo mese, come al solito, l’idea di partenza era del tutto diversa. Da tempo avevo in mente un Ritratto di Signora ben preciso, ma, dopo la giornata di ieri (mentre scrivo è il 2 Ottobre), ho sentito la necessità, il bisogno di rendervi partecipi della mia esperienza, raccontandovi una delle giornate più belle della mia vita.
Perché sì, i sogni ogni tanto si avverano e, quando succede, ti lasciano dentro una sensazione indescrivibile.


Come ogni figlia degli anni ’80, la mia passione per la pallavolo è nata davanti alla tv, Mimì Ayuara
prima e Mila Hazuki poi mi hanno fatta innamorare follemente dello sport più bello del mondo.
Non avendo una risonanza nemmeno paragonabile, purtroppo, a quella che ha il calcio, sono stata costretta dal palinsesto televisivo a seguire solamente la nazionale, agli inizi, col risultato che ne sono diventata una tifosa sfegatata (all’epoca non esisteva nemmeno internet e la possibilità di informarsi era praticamente nulla!).
L’Italia di Giani e Bovolenta, la cui scomparsa mi ha fatto versare non poche lacrime, mi ha entusiasmato a livelli indicibili, ricordo ancora l’espressione esterrefatta di mia nonna, durante una partita con l’Olanda. Avevo 8 o 9 anni, abbiamo perso ed io ho pianto.

Ma è stato solo alla fine degli anni ’90 che ho scoperto le Signore del Volley, la nazionale italiana femminile e, da allora, quella è la mia squadra, la squadra che nel 2002 ha vinto i mondiali in Germania dopo una spettacolare partita con gli Stati Uniti, conclusasi al 5° set, mondiali che hanno eletto Elisa Togut migliore giocatrice del torneo.



 Gran parte del merito, a mio parere va alla GRANDIOSA Eleonora Leo Lo Bianco, cervello della squadra, una delle alzatrici migliori del mondo, in grado di variare l’azione e di fare passaggi precisi al millimetro, tenendo sempre conto delle caratteristiche dell’attaccante di turno.
Leo non è solo un’atleta fantastica, è anche una donna caparbia, che durante la sua carriera ha dovuto affrontare momenti difficilissimi, come nel 2010 quando le venne diagnosticato un tumore al seno. Operata, torna in campo in tempi record, vincendo il suo secondo scudetto con il club e successivamente la Coppa del Mondo per la seconda volta. Ad oggi è la giocatrice azzurra con il maggior numero di presenze in nazionale, anche tra i suoi colleghi maschi: 530!!!
La nazionale di quel periodo non è nota solo per le vittorie ed il talento, ma per un altro episodio, negativo stavolta, unico nel suo genere, e che mette in evidenza la determinazione e l’orgoglio di queste ragazze: unite e decise, chiedono e ottengono l’allontanamento dell’allenatore Marco Bonitta, a seguito di episodi spiacevoli, durante il Grand Prix del 2006. A lui seguirà il mio adorato Massimo Barbolini, con il quale le azzurre, arricchite dalla presenza di giocatrici come Aguero, Barazza, Gioli e tante altre, dopo essere arrivate quarte al mondiale del 2006, vincono due Coppe del Mondo, nel 2007 e nel 2011. E’ proprio con Barbolini che le azzurre stabiliscono il record di vittorie consecutive, 26 contro le 20 della nazionale italiana maschile.

Lasciatemi aprire una piccola parentesi: la fast Gioli-Lo Bianco, è una delle cose più meravigliose che siano mai esistite! 



Ammetto che quando ho saputo che Bonitta avrebbe allenato nuovamente la nazionale, la mia reazione non è stata delle migliori, soprattutto per il fatto che in squadra sono tutt’oggi presenti giocatrici protagoniste della vicenda del 2006.
L’esordio al Grand Prixè stato timido ed ha visto in campo una nazionale giovanissima, con un forte potenziale ma con pochissima esperienza, soprattutto quando chiamata a gestire situazioni difficili di forte stress mentale e fisico. Le premesse per il mondiale non erano delle migliori e alcune scelte dell’allenatore mi hanno lasciata molto perplessa. Di certo è che un rinnovamento è fisiologico, e dopo una grande nazionale ci sono sempre delle fasi di discesa e di assestamento. Stavolta però non si poteva aspettare, il mondiale era alle porte e per la prima volta si sarebbe giocato proprio nel nostro Paese, l’Italia avrebbe ospitato il Women’s World Championsip 2014.
Ho fatto i salti di gioia? Ma noooooo.
Un appuntamento così importante ha reso necessaria la convocazione di molte veterane, la cui esperienza e maturità, affiancata alla freschezza ed all’esuberanza delle più giovani, ha dato ottimi risultati nella prima fase del torneo.



La mia avventura inizia il 29 Settembre, giorno del mio onomastico, in cui ho ricevuto uno dei regali più belli che mi si potessero fare: il biglietto per il match Italia-Azerbaijan che si sarebbe giocato l’1 Ottobre a Bari, a 130km da casa. L’agitazione, l’eccitazione e tanta aspettativa mi hanno accompagnata lungo il tragitto che mi avrebbe portato al Palaflorio, affiancata dal mio fidanzato che ha reso possibile che il sogno si avverasse.



Ho provato un po’ di amarezza nel vedere una città completamente spoglia ed ignara del fatto che proprio lì si tenesse un mondiale. Immaginate se si fosse trattato di calcio…
Poco prima dell’apertura dei cancelli però l’ambiente ha cominciato a colorarsi di azzurro e di arricchirsi dei tanti tricolore. Il pubblico, che aspettava pazientemente, era composto da giovani atleti, grandi appassionati, famiglie, ragazzine che sognavano di incontrare il loro idolo, come colei a cui ho
avuto l’onore di disegnare il nome “LEO” in tricolore sulla fronte, e come me, non più ragazzina certo, ma in visibilio al solo pensiero di veder giocare Paola Cardullo, uno dei migliori liberi a livello mondiale!!!

Solo per un attimo, mentre assistevo alla sfida tra Belgio e Rep. Dominicana, ho dimenticato ciò che avrei visto da lì ad un paio d’ore, ma è bastato veder comparire, in fondo, in un angolo, quei visi che ho sempre guardato in televisione per distogliere completamente la mia attenzione da ciò che stava succedendo in campo. “Costagrande!”, “Aaaaaah, la Arrighetti”, “La Cardullo, la Cardullo, la Cardulloooooooooooooo!!!”, ero in pieno delirio!!!











L’ingresso in campo, la fase di riscaldamento e infine gli inni nazionali, momento in cui le atlete mostrano rispetto reciproco verso il Paese di provenienza delle avversarie. 








Schierate in campo, a pochi passi da me, le azzurre sono ancora più belle, in tutti i modi in cui una donna può essere bella, imponenti e forti che alla televisione. Le azioni si susseguono rapide, e da subito l’Italia mostra grande superiorità in campo, grazie a fuoriclasse come Valentina Arrighetti, Cristina Chirichella, Valentina Diouf, Antonella Del Core, Carolina Costagrande e, naturalmente, Leo Lo Bianco, che dirige la sinfonia. Non è stato indifferente nemmeno il contributo di Nadia Centoni, il capitano Francesca Piccinini, Cristina Bosetti e Noemi Signorile. E sì, lo ammetto, anche il libero De Gennaro ha fatto in qualche momento la sua parte. Per me è stata una grande tristezza vedere la Paoletta amareggiata in panchina, ma mi accontento.

Assistere alla partita, vedere il bellissimo gioco di squadra di queste signore del volley, sentire le urla di sfogo, vedere le smorfie di dolore nei loro visi e nonostante tutto continuare a dare il massimo fino all’ultimo, anche dopo aver perso il terzo set e aver cominciato, zoppicanti, il quarto che alla fine abbiamo vinto, portando a casa il match. 




Gli applausi ed il tifo del pubblico, unito, composto, in un’atmosfera talmente distesa che anche la
Polizia si godeva il gioco. Tutto è stato semplicemente perfetto, fino alla fine. 
Oltre la fine, quando nonostante lo sforzo fisico, alcune giocatrici si sono avvicinate agli spalti a concederci sorrisi, autografi e fotografie e a ringraziarci – loro a noi! – per il sostegno.

E anche il mio fidanzato ha realizzato il suo sogno!









Se prima le azzurre occupavano un posticino nel mio cuore, adesso, nel ricordo della splendida giornata di ieri, occupano un posto d’onore, ed io le sosterrò fino all’ultimo, sperando in un grandissimo successo.




Miki.


Proprio ieri sera le azzurre hanno vinto contro la Cina, dopo una partita al cardiopalma ottenendo la prima posizione nel girone. E da mercoledì comincia la terza ed ultima fase del mondiale, la Final Six, a Milano, dove si scontreranno le sei squadre più forti del mondo. Comunque vada, sono orgogliosa di questa squadra che ha mostrato una grandissima forza di volontà e, soprattutto, una grandissima voglia di vincere, tutte assieme.

Vi ricordo che trovate la rubrica, oltre che su MikiInThePinkLand, anche su BooksLand, Stasera Cucino Io,Un Libro Per Amico e Franci Lettrice Sognatrice.

Alla prossima,

Miki.

Una Nota di Colore #11: Hybrid Theory, Linkin Park

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Musica è arte, musica è vita, musica è colore.

La musica può essere il filo invisibile che lega le persone, che consente loro di scoprire e di scoprirsi.
Può essere confronto, accordo e disaccordo.

La musica è storia ma anche moda, insegnamento e intrattenimento.

"Musica"è la parola chiave di questa nuova collaborazione, che vede, di nuovo, affiancato MikiInThePinkLand a LA is My Dream.


"Una nota di colore" è il nostro modo di raccontarvi qualcosa di noi, un modo per conoscerci e per farci conoscere. Una sorta di "get ready with me" che tanto va in voga su YouTube, con la differenza che il risultato finale è dettato unicamente dalla musica.

In questi dodici appuntamenti mensili, vogliamo fare un viaggio alla scoperta dei nostri album preferiti, raccontarveli, condividere con voi il ruolo che essi hanno o hanno avuto nella nostra vita e, ad ogni album, abbineremo un trucco e vi mostreremo i prodotti utilizzati.

Spero che l'idea vi piaccia come è piaciuta a noi, che la coltiviamo ed elaboriamo da oltre un anno.


Ogni secondo lunedì del mese, quindi, vi aspettiamo qui a cantare e truccarvi con noi!


Dopo una pausa forzata, dovuta a diversi motivi, io e Patty siamo tornate con il nostro adorato appuntamento truccomusicale. Dire che mi è mancato è dire poco. Non vedevo l'ora di mettermi all'ascolto e lasciarmi trasportare.
Pensare che questo sia il penultimo post mi mette un po' di tristezza in realtà. I mesi sono volati e ogni volta è stato bellissimo leggere i vostri commenti.

L'album di oggi è uno dei preferiti di Patty, ma parleremo di una band che piace moltissimo anche a me e che, come spesso mi è capitato, ho conosciuto per caso.

Vi ricordate quando vi ho parlato di Fallen? In quel periodo conoscevo i Linkin Park da pochissimo ma già mi ero lasciata irretire dal loro sound. 

Hybrid Theoryè il primo album in studio della band statunitense, un album che ha venduto ventisette milioni di copie, portando il disco al 78° posto nella classifica dei 100 dischi più venduti di sempre.

Nonostante l'album sia etichettato come nu-metal, in Hybrid Theory i Linkin Park riescono a fondere generi totalmente diversi, riescono a fondere ispirazioni grunge, hip hop, rap e metal, appunto, in un risultato originale che riesce a coinvolgere un vastissimo pubblico, attratto anche dai temi affrontati nelle loro canzoni.
La stessa cover, disegnata da Shinoda (voce, chitarra ritmica e tastiera), simboleggia la fusione dell'aggressività del metal - il soldato - con la leggerezza delle ali di libellula - il rap.


L'armonia di generi tanto diversi emerge già in Papercut, prima traccia dell'album, dove il rap cantato di Shinoda si fonde con la voce pulita di Chester Bennington ed un fondo melodico di chitarre si armonizza con i suoni elettronici più graffianti dei sintetizzatori. Tale intreccio prosegue in ogni singola traccia, nell'alternarsi di atmosfere più rabbiose e di denuncia con melodie più dolci ed introspettive. Durante l'ascolto non si può non notare le doti vocali del cantante, che oltre ad un'estensione vocale notevole riesce ad alternare vocalizzi dolci ad esplosioni decisamente più rabbiose ed incisive.
Lo sapete che sono un'amante delle "belle voci" e la sua è una di quelle che mi piacciono moltissimo.
Non voglio soffermarmi troppo su ogni singola canzone, Hybrid Theory è un disco decisamente introspettivo ed ognuno di noi, ascoltandolo, potrebbe trarne emozioni differenti. Ed io vi consiglio di farlo.
La canzone di cui voglio invece parlare e a cui mi sono ispirata per ilo trucco di oggi è In The End:



Capolavoro o successo commerciale? Be', a mio parere decisamente un capolavoro. Dal testo alla musica al videoclip, diretto da Joe Hahn, DJ della band.

In The End inizia con una delicatezza che non ti aspetti, nonostante ciò il messaggio è da subito potente e diretto. Gli accenti ti trascinano al punto che non puoi trattenerti dal seguirne il ritmo tamburellando con le dita. 
Il rap di Shinoda si incastra perfettamente con la strofa di Bennington. Se poi ascoltiamo il tutto guardando il video, il risultato è emozionante: l'alternarsi di scenari aridi alla luce decadente del crepuscolo, rovi che si intrecciano ma che alla fine lasciano il posto ad un prato verde e rigoglioso, il tutto sotto lo sguardo attento di una sorta di divinità dalle fattezze femminili che potrebbe simboleggiare Madre Natura.
La canzone è un inno alla vita, un'esortazione a non lasciarsi scorrere il tempo tra le dita ma impegnarsi a e dare il meglio di noi stessi.



One thing I don't know why

It doesn’t even matter how hard you try
Keep that in mind, I designed this rhyme
To explain in due time

Time is a valuable thing
Watch it fly by as the pendulum swings
Watch it count down to the end of the day
The clock ticks life away

Didn’t look out below
Watch the time go right out the window
Trying to hold on but didn’t even know
I wasted it all just to watch you go




Per il trucco mi sono lasciata trasportare da questa duplice caratteristica. Da una parte l'aridità e l'ostilità dei rovi, dall'altra l'acqua che dà la vita.

Ho utilizzato, come base

- Bourjois Healthy Mix in Light Beige, n°53

- L'Oréal Accord Perfect in Vanilla, n°02

- MAC Blot Powder in Medium

- MAC Brow-Set in Show Off, per riempire le sopracciglia





- NYX Jumbo Eye Pencil in Yogurt su tutta la palpebra mobile

- Montalto Kajal bianco come illuminante sotto l'arcata sopraccigliare e nell'angolo interno

- NABLA Dreamer sfumato nella piega dell'occhio

- NABLA Christine nell'angolo interno e sotto l'arcata


Dalla palette Makeup Delight di Neve Cosmetics:

- Texas nell'angolo esterno
- Tacco 12 al centro della palpebra
- Trinacria nel primo terzo interno di palpebra mobile
- Biker Chic lungo la rima cigliare inferiore dell'occhio destro
- Monterey lungo la rima cigliare inferiore dell'occhio sinistro e per i gambi dei fiori sul lato sinistro del volto. Lo stesso ombretto sulle labbra, pressato col polpastrello su una base appiccicosa (ho usato un balsamo labbra)
- It's a Boy al centro della bocca
- Utban Decay 24/7 Glide-On Eye Pencil in Radium, nella rima interna dell'occhio sinistro
- Kiko Double Glam Eyeliner n°09 (non ricordo la collezione), la parte tortora scuro nella rima interna dell'occhio destro e come eyeliner
- H&M Chocolate Eye Pencil per disegnare i rovi sul lato destro del volto
- Kiko Lip Pencil n°203 e Glamorous Eye Pencil n°400 per i fiorellini

E questo è il risultato:






Dite che ho risentito troppo dell'atmosfera di Halloween?

Per leggere il post di Patty e vedere il suo trucco, cliccate QUI:



Spero che anche stavolta il post vi sia piaciuto. Al mese prossimo,

Miki&Patty

#1 I'm Feeling Like... A Rag Doll: Sally from Nightmare Before Christmas

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"I'm Feeling"è il nome che abbiamo scelto per la nostra collaborazione, che origina dalla voglia di confrontarci ed esprimere noi stesse.

Questo gioco nasce dall'unione di quattro diverse personalità: Miki di MikiInThePinkLand, Patty di LA is My Dream, Selly di A Cosmetic Pie e Jessica di Cherry Diamonds Lips MakeUp.

I'm Feeling vedrà l'alternarsi di ispirazioni, interpretazioni e stati d'animo, che avranno come protagonisti epoche, personaggi, moda, festività e qualsiasi cosa faccia nascere in noi la voglia di sperimentare e divertirci.

Speriamo che il nostro progetto vi piaccia, che ci farete compagnia in questo percorso e che possa essere per noi un modo di imparare l'una dall'altra.



Per il primo appuntamento con questa nuova rubrica, non potevamo non rendere omaggio ad Halloween, proponendovi quattro diverse idee più o meno semplici per una delle feste, a mio parere, più affascinanti dell'anno.

Dovete sapere che, da diversi anni a questa parte, io ed il mio fidanzato abbiamo un appuntamento immancabile per questa festa: preparare un piatto a base di zucca e guardare uno dei nostri due film a tema preferiti: Il Corvo o Nightmare Before Christmas. A volte entrambi, non riuscendo proprio a scegliere.

Ho visto per la prima volta il capolavoro di Tim Burton che non ero nemmeno una ragazzina, in quei bei tempi in cui davano i FILM in tv e facevano la pubblicità solo tra il primo ed il secondo tempo.

Ricordo che all'inizio ne rimasi un po' spaventata, Jack ed il suo ghigno mi terrorizzavano, ma è bastato vederlo una seconda volta per sradicare la paura. Ed una terza per innamorarmene perdutamente.


Quando abbiamo scelto il tema delle bambole, il mio pensiero è volato inevitabilmente a lei, la rag doll, la bambola di pezza per eccellenza: Sally.




And Does He Notice My Feelings For Him? 

And Will He See How Much He Means To Me? 

I Think Its Not To Be. 


(Sally's Song)


Nella versione rivisitata della colonna sonora del film, La canzone di Sally è cantata e suonata da Amy Lee degli Evanescence, ed io ho amato questo personaggio, se possibile, più di prima.

Sally è una creatura romantica e triste dall'animo ribelle. E' segretamente innamorata di Jack e fa di tutto per aiutarlo nella sua missione, anche scappare dalle grinfie del suo creatore e padrone, il Dr. Finklestein.

Se non avete mai visto questo film, dovete assolutamente rimediare e la sera di Halloween è l'occasione perfetta.

Avrei voluto rendere omaggio a Sally in maniera più decente, ma purtroppo per motivi di tempo e di assoluta impossibilità a reperire determinati prodotti nella mia zona, ho dovuto ridurre il trucco a qualcosa di semplice, che si ispira vagamente a lei. L'avvento dell'ora solare e le tenebre che sono calate nel bel mezzo del pomeriggio hanno fatto il resto, costringendomi ad usare il flash, che ha appiattito il tutto.

Non vi metto il dettaglio di ciò che ho utilizzato, perché mi sono praticamente arrangiata con ciò che avevo, creando una base molto chiara, abbondando con cipria e ombretto bianco opaco; con un ombretto ceruleo ho coperto la palpebra mobile, creando un'ombra blu scura nella piega e sotto la rima cigliare inferiore. La matita bianca nella rima interna e una spessa riga di eyeliner danno l'effetto di occhio più grande ed erano inevitabili le ciglia finte, con un effetto un po' a ragno.
Con lo stesso ombretto blu ho fatto un contouring abbastanza marcato (che nella foto non si vede manco pegniente!) di zigomi, mento, tempie e naso e definito le sopracciglia.
Le labbra sono scure, con un effetto ombré che si continua con la riga di eyeliner che riproduce le cuciture di Sally e che ho disegnato anche sulla fronte.

E questo è il risultato:




Come vi avevo già detto, è molto semplice e forse rende solo vagamente l'idea di Sally, ma può essere un trucco veloce e facile per la notte di Halloween.

Per vedere la bellissima Doll of Death di Selly cliccate QUI


Per vedere la simpatica Ripetella di Patty, cliccate QUI


Per vedere l'inquietante Broken Doll di Jess, cliccate QUI


E voi? Da cosa vi truccherete per Halloween?

Alla prossima,

Miki, Patty, Selly e Jess.

Ritratto Di Signora #37: Donne vittime di violenza.

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Buongiorno a tutti e buon inizio di Novembre!



Come ogni primo lunedì del mese, torniamo con la Rubrica Ritratto di Signora, che tratta oggi un argomento attuale e molto forte.

Scritto da Daniela del blog Un Libro per Amico, l'articolo di oggi affronta la piaga della violenza sulle donne e lo fa in modo conciso, diretto, crudo, e per questo estremamente toccante, avvalendosi anche della testimonianza di una sopravvissuta.

Non mi dilungo oltre e lascio a lei la parola.

Buona lettura.

Non è stato semplice decidere a quale donna dedicare questa puntata, ogni idea mi sembrava poco interessante. Dopo aver riflettuto a lungo - e dopo essere stata nuovamente tempestata da notizie di cronaca letteralmente inconcepibili - ho deciso di parlarvi non di una donna, ma di tante donne, le Donne vittime di violenza.
Mogli, mamme, figlie, cugine, nipoti, amiche, fidanzate... donne! Donne che hanno sempre guardato con sospetto l'ignoto, perché fin da piccola ad una donna insegnano a non dare confidenza agli estranei, a non camminare da sola, di notte, in una strada buia, a chiudere sempre bene la porta a chiave per evitare di essere rapinata, violentata, uccisa.
Nessuno dice mai ad una bambina: "piccola mia cerca il grande amore, sposati, fai dei figli ma fai attenzione, non abbassare mai la guardia perché tuo marito, il tuo compagno, il padre dei tuoi figli, l'uomo che dorme di fianco a te ogni notte, potrebbe essere così folle da ucciderti per gelosia, per possessività o anche solo per liberarsi di te!"
Siamo state abituate ad avere paura dell'uomo nero, ma se l'uomo nero fosse proprio quello che abbiamo accanto e che abbiamo scelto?
In Italia ogni minuto - il tempo di un caffè - due donne subiscono violenza.
In Italia ogni tre giorni una donna viene uccisa.
Dati che fanno fa accapponare la pelle. 
E la morte avviene per mano di un familiare, qualcuno che dovrebbe avere lo scopo di proteggere.
In rarissimi casi l'omicidio avviene per un raptus; generalmente è il culmine di lunghi periodi di violenza e maltrattamenti da cui le donne non hanno saputo - o voluto, per paura -  fuggire.

Solo nel 2013 sono state uccise 135 donne e siamo a 92 donne per il 2014 calcolate fino al 8/10/2014(fontehttp://prosmedia.org/osservatorio-sul-femmicidio/) e questo numero si riferisce ai casi certi, quelli dove il colpevole viene scoperto; ci sono poi tutte quelle donne che scompaiono senza lasciare traccia e per la cui sparizione mariti o familiari di vario genere e ruolo sono indagati ma non ancora condannati.  Moltiplichiamo questi numeri per il resto del mondo ed avremo dei risultati assurdi, incredibili, inconcepibili!!!

 ("Una foto al giorno nel peggiore anno della mia vita")

E nella maggior parte dei casi si parla, purtroppo, di tragedie annunciate.

Per preparare questo post ho fatto ricerche per circa un mese e mentre facevo ricerche continuavo ad imbattermi in notizie nuove. Giorno dopo giorno i casi aumentano ed io resto sempre più addolorata perché a parte quelli di cui si parla di più, ce ne sono tantissimi altri a cui vengono dedicate poche righe e finiscono nel dimenticatoio.
E' per questo che oggi ho pensato di dedicare a queste donne il mio ritratto e di scrivere il meno possibile perché voglio lasciare la parola ad alcuni dei loro volti, ai loro sorrisi spezzati...
Dopo le immagini di chi non ce l'ha fatta troverete però la testimonianza di una donna che ha subito violenza e che è riuscita a denunciare e ad evitare il peggio, perché uscirne si può e lo si deve a se stesse!!!!!


Concetta Traina, 27 anni, uccisa a coltellate insieme alla madre dall'ex fidanzato


Ivana Scintilla, 27 anni, accoltellata dal marito - che poi si è tolto la vita - davanti ai due figli


Alessandra Pelizzi, 19 anni, gettata dal settimo piano di un palazzo dall'ex fidanzato, che poi si è suicidato


Mary Cirillo, 24 anni, madre di quattro figli, uccisa dal marito con un colpo di fucile



Fabiana Luzzi, neanche sedici anni accoltellata e bruciata viva dal fidanzatino di 17 anni


Ilaria Leone, 19 anni, strangolata e morta soffocata dal suo stesso sangue





Giuseppina di Fraia, 52 anni, investita con l'auto e bruciata dal marito (in foto)






Lucia Bellucci, 31 anni, strangolata, pugnalata e rinchiusa nel bagagliaio dell'auto dell'ex fidanzato


Michelle Campos, 21 anni, uccisa a colpi di martello alla testa dal fidanzato

Cristina Omes, 38 anni, uccisa dal marito insieme ai due figlioletti di 5 anni e 20 mesi

Ed ora dopo tutta questa tristezza, vi voglio lasciare con una storia che, per quanto dura e dolorosa, è però una storia a lieto fine. Ve la voglio fare raccontare da lei, questa donna forte e coraggiosa che ha avuto la capacità di uscirne non senza dei grandi strascichi psicologici!
Non vi dirò il suo nome per preservare la sua persona, ognuno di voi potrà darle nella sua mente il nome che vorrà:

"Qualche anno fa ero una studentessa, una persona piana di sogni nel cassetto, ma con un presente un po' noioso. Fidanzata con lo stesso ragazzo dai tempi del liceo, due lavori per mantenere l'appartamento in città e una vita piena di impegni. La mia situazione sentimentale era un po' smorta, tanti anni alle spalle e interessi che piano piano erano sempre meno in comune. Decisi di concludere una storia che si stava prolungando per l'abitudine, ma me ne pentii dopo poco. Nel frattempo incontrai un uomo formidabile, dolce, comprensivo che mi regalò la sua amicizia, lo chiameremo Mister X. Dopo qualche tempo me ne innamorai. Bello davvero, mi sentivo rinata, vitale, il sorriso era tornato a brillare sul mio viso, mi sentivo come una ragazzina gioiosa. Ma non durò a lungo.

Piano piano mi accorsi che le sue idee erano sempre più importanti ma soprattutto giuste e le mie ovviamente sbagliate e sciocche. Il mio pensiero politico era da plasmare perché io ero una persona ignorante da educare. Per un po' mi sono divertita, in fondo per me era una sfida, i nostri battibecchi credevo fossero dei giochi per confrontarci e conoscerci, ma mi sbagliavo. Con il passare del tempo si discuteva finché non gli dicevo che aveva ragione; poi si sono susseguiti degli episodi particolari: un giorno mi disse di guardare il sole dal finestrino della macchina, io non riuscivo dalla mia posizione, così mi prese per i capelli (non in maniera violenta, ma comunque decisa, forse troppo) e mi girò la testa per farmelo vedere. Qualche giorno dopo volevo entrare in un negozio di scarpe, ma ero indecisa perché avevo lasciato il bancomat a casa e lui mi spinse dentro con una certa enfasi.

Non diedi a questi episodi una grande importanza perché era davvero la persona più gentile e disponibile che avessi mai conosciuto, e non riuscivo a capire come fosse successo, forse lo avevo solo interpretato male. Poi come ho scritto precedentemente ha iniziato a impormi le sue idee.

Perché non l'ho lasciato subito? Questa è una bella domanda. Proverò a spiegare il perché, anche se credo che non sia comprensibile a qualcuno che non l'ha vissuto. Mister X ha fatto in modo di essere l'uomo perfetto e ci ha messo mesi e mesi di duro lavoro. Aveva un lavoro decisamente importante, una famiglia rispettabile altolocata, insomma era difficile per la mentalità media colpevolizzarlo di qualche cosa. Ha creato intorno a se una luce perfetta in modo che i miei occhi e quelli dei miei cari o dei miei amici lo vedessero così. Quando ho provato a dire ad un'amica che erano capitate queste cose, lei mi ha detto che forse mi erosbagliata, Mister X non può aver detto questo dai, lo conosco, è così dolce, pende dalle tue labbra, ma figurati, magari sarai un po' stanca e avrai interpretato male.

Poi sono arrivati i litigi forti, le scenate di gelosia le piccole violenze. Volete sapere perché anche allora non l'ho mandato via? La pazza ero io. Intorno a me si era creato il vuoto: lui aveva convinto tutti che la storia con il mio ex mi aveva distrutta, il lavoro e la scuola mi stressavano a tal punto che io avevo bisogno di aiuto, che gli facevo discorsi inconcludenti. Ha registrato con il cellulare un pezzo di una nostra litigata dove io lo mandavo a stendere, e l'ha fatta sentire al mio capo, ai miei genitori, ai miei amici. Lui piangeva con tutti, andava a dire che voleva sposarmi e tra le lacrime diceva che andavo curata, dovevo prendere dei farmaci perché ero schizofrenica.

Quando mi colpiva si buttava per terra e cominciava a piangere, dicendo che avevo fatto tutto da sola, che avevo sbattuto la testa contro il muro da sola e adesso davo la colpa a lui. Dovevate vedere i suoi pianti, sembrava un bambino e mi diceva che voleva solo aiutarmi. Io non osavo parlare con mia madre, è anziana, io sono figlia unica ma so che lei non gli credeva. I suoi colpi erano davvero ingegnosi, mai un segno visibile. Nel caso lo avessi raccontato non c'erano prove.

Un giorno capitò una cosa molto grave, ma non mi va di parlarne, quindi perdonatemi. Io ero a pezzi, mi sentivo sola, mi sentivo folle, ero convinta di avere un problema e non sapevo come fare. Un lavoro l'avevo perso grazie a lui, ma rimaneva l'altro: il mio capo è sempre stato dalla mia parte (ovviamente non sapeva le cose capitate, altrimenti oggi posso affermare che lo avrebbe denunciato lui) ma non ha mai creduto a una parola uscita dalla bocca di Mister X. Comunque grazie al mio capo e al mio attuale marito (all'epoca eravamo amici) riuscii a lasciarlo. E secondo voi è finita? Nooooo. Iniziarono gli appostamenti sotto casa o in qualsiasi altro luogo, le telefonate anonime con minacce e poi una bella segnalazione dai carabinieri. Ma la volete sapere una cosa: la mia parola contro la sua. I carabinieri mi dissero di fare attenzione, perché se lui era così furbo, avrebbe potuto denunciare me per diffamazione.

Perché sono stata dai carabinieri? Ci ho messo un po', e se non avesse continuato a perseguitarmi dopo la rottura forse non lo avrei fatto. Ma riusciva ad entrare nei miei profili di facebook, di posta elettronica e scriveva messaggi a mio nome alle persone, si faceva trovare fuori dal lavoro e mi rideva in faccia dicendo che mi avrebbe fatto rinchiudere, che i miei genitori sarebbero morti per la frustrazione e che lui avrebbe dato loro delle prove inconfutabili della mia pazzia, che io ero schedata e non lo sapevo. Ecco, forse ha toccato l'unico tasto in grado di svegliarmi: i miei genitori. Guai a chi me li tocca. Sono stata da uno specialista e volete sapere cosa mi ha detto? Che ero tanto stressata e avevo bisogno di una vacanza ma che le persone "malate" sono altre, quindi lei non avrebbe potuto aiutarmi.
Ci ho messo un anno a smettere di sobbalzare al primo rumore o a non urlare nel sonno, ma oggi sto bene. Certo, ho perso la spensieratezza, l'allegria e l'innocenza di prima, ma ho una famiglia meravigliosa che mi ama così come sono.
 Vi chiedete perché voglio rimanere anonima? Ho una famiglia, dei genitori che adoro e non voglio che soffrano e sono stufa, stanca. Ma vivo ancora con l'ansia che un giorno decida di cercarmi perché non ha di meglio da fare. Io mi sono sentita in trappola, come se fossi legata ad una sedia con delle corde spessissime e mi sentivo presa in giro, perché lui faceva così. Non volevo uscirne perché ero da sola ed era difficile, quasi insopportabile, così per tre anni sono stata schiacciata psicologicamente. Quando decisi di metter fine a questa storia mi sono sentita la gola bruciare, come quando rischi di affogare per la mancanza di ossigeno e senti i polmoni bruciare.
Però oggi sono qui, sono felice, e posso raccontare questa storia."



Ringrazio questa amica che ha voluto condividere con noi la sua dolorosa esperienza e spero che come lei, molte altre donne, potranno  trovare la forza di denunciare e di farsi aiutare.
E a noi tutti dico: cerchiamo di prestare attenzione alle donne che abbiamo intorno, non minimizziamo un avvenimento, una parola, una richiesta di aiuto... spesso per chi subisce violenza è difficilissimo riuscire a rivolgersi ad un familiare o ad un'amica e trovare dall'altra parte un muro di sicuro non aiuta!!!
Spero che nessuna di voi ne abbia la necessità, ma vi lascio un link con tutti i numeri di telefono dei Centri Antiviolenza per donne maltrattate a cui è possibile rivolgersi per un aiuto:


Non è la prima volta che trattiamo questo argomento nella nostra rubrica e, probabilmente, non sarà nemmeno l'ultima e voglio fare i complimenti a Daniela per come ha trattato l'argomento. Posso solo immaginare il disagio provato durante la ricerca e l'elaborazione dell'articolo.
Voglio ringraziare anche la donna che ha fornito la sua testimonianza, ringraziarla per il coraggio che ha avuto ad esporsi in questo modo. Non è assolutamente facile.
Nonostante il lieto fine, personalmente le sue parole mi lasciano un velo di tristezza ed una sensazione di sconfitta. Per non essere stata ascoltata da chi di competenza, per non essere stata affiancata dallo specialista a cui si era rivolta, che ha minimizzato il suo stato di stress.
Le auguro di vivere una vita felice, nella speranza di non dover imbattersi mai più in quell'essere che le ha rovinato la vita.

Vi ricordo che potete trovare la rubrica anche su:

BooksLand di Monica
Stasera Cucino Io di Federica 
Franci Lettrice Sognatrice di Francesca

Al prossimo mese,

Miki, Monica, Fede, Franci e Daniela.

NABLA: review, swatches e comparazioni. Una voce fuori dal coro.

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Che Nabla sia un marchio molto amato non è un mistero. Nonostante la mia esperienza continuo a provare una certa ammirazione per un brand emergente, innovativo, con una politica trasparente e lontana anni luce dalla logica dei profitti di altre marche simili e non.

Per chi non lo conoscesse, NABLA è un brand italiano che cerca di coniugare prestazioni professionali a formulazioni il più possibile naturali, mantenendo dei prezzi assolutamente accessibili. Vegan e Cruelty-Free sono due punti imprescindibili che, a mio parere, rendono il marchio ancora più apprezzabile.



Direttore artistico di Nabla è Daniele alias MrDanielmakeup, make-up artist e youtuber (mio conterraneo, permettetemelo...) che conosco e seguo da diverso tempo, di cui apprezzo il talento ed il modo di fare. Guardare i video di Daniele non solo mi trasmette tantissimo entusiasmo nei confronti di un settore, quello del make-up appunto, che mi affascina da tempo ma che spesso svela aspetti profondamente negativi, ma mi mette a disposizione nuove nozioni e tanti spunti da poter seguire.
I trucchi che realizza sono sempre eccezionali, pieni di pathos, fini ed eleganti, tanto da volerli riprodurre ogni volta.

Nonostante la curiosità e la voglia di provare un po' tutto, è passato del tempo prima che io mi decidessi a fare un ordine, leggendo avidamente ogni singola review che mi si parava davanti. E alla fine, con l'uscita della collezione Solaris, ancora disponibile sul sito, mi sono decisa.

Da un'ombrettomane incallita come me cosa potevate aspettarvi?

Colori vibranti, sfumature accattivanti e, a detta di tante colleghe blogger, prestazioni eccezionali mi hanno convinta a provare alcuni ombretti del brand, approfittando della promozione del momento.

Perché, sì, un altro punto decisamente a favore di Nabla è la frequente proposta di offerte e promozioni, come quella che ci sarà domani, 5 Novembre, in occasione del lancio del nuovo mascara Le Film Noir, di cui vi avevo mostrato il comunicato stampa sulla pagina FB.

E finalmente anche io ho ricevuto i riccioli...


Ogni articolo, immerso in questa nuvola celeste, era ben imballato:



Come potete vedere ho preso

- Liberty Six Palette Personalizzabile (6,00€), palette magnetica solida e compatta, in cui poter alloggiare sia i refill del brand sia cialdine di altri marchi;

- H2O Eyeshadow (8,90€)nelle colorazioni Christine e Futura (anche se avrei voluto Prerogative e Daphne, quasi costantemente Sold Out!)

- Ombretto Mono Zoe (7,90€)

- Refill di Cattleya e Dreamer (6,50€)





Il primo aspetto negativo dell'ombretto mono che ho preso, Zoe, e degli H2O Eyeshadow è il packaging:


Come potete vedere, la chiusura non è completa e questo espone il prodotto all'aria, cosa che non mi piace particolarmente, soprattutto considerando la composizione degli ombretti.
Per questo motivo ho depottato, abbastanza facilmente le cialde, tranne che per Futura, che è stato più ostico, e le ho alloggiate nella palette:




Mentre Zoe e Christine sono risultati magnetici, Futura non si attacca alla base della palette e sono costretta a tenerlo incastrato tra altre due cialde.

A prima vista i colori mi sono piaciuti tutti. Sono particolari, luminosi e in base a come vengono colpiti dalla luce riflettono sfumature diverse.




Zoeè un duochrome verde acqua chiaro, iridescente. E' un colore fantastico che cambia radicalmente sia in base alla luce sia in base al colore su cui viene applicato, a cui dona sfumature sorprendenti.


Il finish è satinato e luminosissimo, ottima la scrivenza e la consistenza setosa.

I suoi riflessi mi hanno ricordato Polline della palette Duochrome di Neve Cosmetics, ma potete vedere che Polline è decisamente più caldo, con riflessi ramati e dorati.

Non presente nella foto è il confronto con il pigmento di Inglot n°84, che presenta la stessa sfumatura di verde ma ha una base decisamente più rossastra ed un colore più vibrante.


Tra gli ombretti acquistati, Zoe è quello che mi ha dato più soddisfazioni.

Riesco ad usarlo abbastanza facilmente, aderisce sufficientemente alla mia palpebra ed ha una durata discreta soprattutto se applicato su una base neutra (nel mio caso la Shadow Insurance di Too faced) o su una qualsiasi base colorata.

Nel mio caso ottengo la prestazione migliore, a livello di saturazione del colore, su una base appiccicosa quale possono essere i Jumbo Eye Pencil di Nyx, ma ciò va nettamente a scapito della durata.

Il colore è splendido come illuminante, ma dà il meglio di sé su una base scura.









Cattleyaè stato il colore che mi ha convinta a fare l'ordine.
Prevedibile no?

Si tratta di un magenta caldo dai riflessi bluastri, che in base alla luce tira fuori anche sfumature violacee o rosa.

Anche in questo caso si tratta di un Satin, setosissimo e scrivente.

Ma ora arrivano le note dolenti...

La formulazione di tutti gli ombretti che ho provato non è adatta alla mia palpebra.
Chi legge il blog sa che ho una palpebra sottile, secca ed il mio problema più grande è l'adesione delle polveri per ottenere un colore pieno. Di contro c'è che raramente ho problemi di formazione di righe e accumulo di ombretto nelle pieghe, ma quando ti innamori di un colore e non lo puoi vedere lì, bello e pieno, la delusione è davvero amara.

Utilizzare gli ombretti Nabla mi richiede un impegno maggiore rispetto a qualsiasi altro ombretto provato, paragonabile a polveri completamente minerali come quelle di Neve. Per una resa soddisfacente, devo sovrapporre diversi strati di colore, che non risulta quasi mai omogeneo e pieno.

La mia passione per colori come Cattleya è evidente dagli swatches che potete vedere qui accanto (cliccare sull'immagine per ingrandirla).
Nonostante si tratti di ombretti molto simili tra loro, nessuno è perfettamente uguale ed in Cattleya è decisamente più evidente che negli altri la sfumatura bluastra.






Dreamer è definito come un argento chiaro con delicati riflessi dorati.

Per me di argento non c'è proprio nulla in questo ombretto. E' un semplice tortora, abbastanza luminoso, che tira fuori del marrone o del grigio in base a come viene colpito dalla luce.

E' sicuramente il colore che mi ha colpito di meno e quello che mi sta peggio. Ho decisamente toppato scegliendolo.

Il finish è definito Bright, ottima la scrivenza ma insufficiente la resa sulla mia palpebra, su cui perde tantissimo in luminosità, vira impietosamente verso il grigio topo e sbiadisce dopo pochissimo tempo.






Non so se esiste ancora, ma l'ombretto n°31 di Essence ha un colore molto simile, ma su di me risulta più luminoso e più duraturo.

Per il resto non ho nulla che si assomigli a questo colore.








E poi ci sono loro... Gli H2O sono stati la delusione più grande, pari a quella per l'Aqua Cream di MakeUp Forever, di cui vi ho parlato QUI.

Insomma un grandissimo EPIC FAIL.


Christine viene osannato dalla maggior parte delle persone che lo hanno provato... Uno splendido rosa chiaro champagne su base fredda, perfetto come illuminante e dall'effetto bagnato bellissimo sulla palpebra mobile.


Al primo swatch il colore è pieno e lumino, la consistenza è morbida e molto particolare, definita a metà tra crema e polvere.

Ma,  sempre al primo swatch, mi si era già formata quell'antipatica patina (che si intravede nella foto) che rende il prodotto quasi inutilizzabile a meno di non grattare la superficie per eliminarla. Un quarto di ombretto era andato dopo nemmeno dieci minuti dallo spacchettamento. Contrariata è dire poco.

Ma la voglia di provarlo ha avuto la meglio. L'applicazione consigliata è quella con le dita ed il prodotto si può utilizzare sia asciutto che bagnato.

Sulla mia palpebra, che io usi il polpastrello, un pennello piatto, un pennello da sfumatura, un applicatore in spugna, il risultato è sempre lo stesso: colore a chiazze e palpebra dall'aspetto rugoso e raggrinzito.
Dieci anni in più in... tre, due, uno...

Col tempo io e lui siamo arrivati ad una tregua: lo applico con il 227 di Zoeva, a piccolissime dosi, sovrapponendo più strati di colore, sopra Yogurt di NYX. E' l'unico modo perché io lo possa utilizzare. Di contro lui si stende abbastanza bene ma mi va nelle pieghette dopo due ore. Ad essere generosi.

Qui ho applicato Christine su tutta la palpebra mobile e Dreamer nella piega,
con il metodo di cui sopra.

Come potete vedere, di colori simili ne ho, anche se Christine sembra più luminoso degli altri, ma con gli altri mi trovo decisamente meglio.












Stesso identico discorso, anzi peggiore, per Futura, uno splendido grigio piombo dai riflessi azzurri.

Se con il suo compare di formula abbiamo raggiunto un accordo, con lui non c'è stato nulla da fare. 

L'aspetto a scaglie è in agguato ogni volta che provo ad applicarlo.

Una cosa che hanno in comune tutti i colori che ho provato è che mi danno lievemente fastidio se qualche granello di polvere mi entra accidentalmente nell'occhio, e, dovendo sovrapporre più strati di colore, questo capita praticamente sempre.
Nulla di insopportabile, ovviamente, che si risolve dopo pochi secondi, ma che non è comunque la cosa più piacevole del mondo.

Anche per lui nessun dupe perfetto tra i miei ombretti (no dico... quant'è bello OZ????)













Eccovi un trucco realizzato con tutti i colori in mio possesso:





Questo non è un addio, anzi... Non ho ancora esplorato il settore labbra e viso ed il nuovo mascara mi incuriosisce tantissimo, tanto che potrei anche approfittare della promozione di domani, qualora fosse conveniente.
Ma per quel che riguarda gli ombretti, mi dispiace tantissimo questa incompatibilità e spero in una futura riformulazione che renda il prodotto adatto a tutte. Utopia? Sicuramente!

E voi avete provato qualcosa del marchio? Che ne pensate?

Alla prossima,


Nouvance byo system: Scrub Viso, review... Altro che Clarisonic!

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Non sono una grande frequentatrice di discount, per questo quando a due chilometri da casa hanno aperto un Todis, non mi sono proprio preoccupata di andare a vedere di cosa si trattasse.

Poi un giorno, guardando un video di MissPenny09 su Youtube, ho scoperto che proprio in questa catena di supermercati si potessero trovare prodotti interessanti a prezzi molto convenienti. E per "interessanti" intendo con un INCI di tutto rispetto.



Nouvance Byo Systemè una linea cosmetica che vanta il 95% di ingredienti naturali, priva di parabeni, coloranti, siliconi e allergeni.

Di fronte allo scaffale, di fronte a prezzi davvero molto bassi, avrei voluto prendere tutto! Per fortuna il neurone si è attivato per tempo, nonostante l'afa di Agosto, e me ne sono uscita con la crema mani (che mi ha fregato il mio fidanzato), il Tonico, il Latte Detergente e lo Scrub Viso di cui vi andrò a parlare oggi.



Packaging: tubetto da 150ml

PAO: 12 Mesi

Prezzo: 3,00€ ca

Reperibilità: presso i punti vendita Todis

Modo d'uso: si consiglia di sostituire il prodotto al normale detergente viso almeno due volte alla settimana. Applicare su pelle asciutta esercitando piccoli movimenti circolari e quindi risciacquare.

INCI: non completamente verde, ma con una buona presenza di attivi naturali.

Quando ho comprato il Clarisonic, dai primi utilizzi ho subito pensato che non avrei mai più comprato uno scrub in vita mia. L'effetto sulla pelle era splendido, la sentivo liscia e la vedevo pulita e luminosa.
Purtroppo tutto questo è durato molto poco e sono iniziati a sorgere alcuni problemi che non sono ancora riuscita a risolvere, tanto che io e lui ci siamo presa una pausa di riflessione.
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Lo Scrub Viso Nouvance Byoè capitato al momento giusto, in un periodo in cui la mia pelle stava dando il peggio di sé, il tutto amplificato dall'afa estiva. Pori dilatati, brufoli, punti neri e tantissimi comedoni.
Dire che mi sentissi scoraggiata è dire poco.


Vi anticipo già che questo prodotto 
mi ha letteralmente cambiato la pelle.
Ma andiamo con ordine...

Il tubetto, morbido e maneggevole è dotato di una chiusa a scatto ben ferma.
Il prodotto fuoriesce da un foro la cui grandezza unita alla consistenza dello scrub fa in modo che non si verifichino sprechi.
L'aspetto è lattiginoso e la consistenza morbida e fluida.
L'odore è gradevolissimo, fresco e lievemente fiorito.

Vi avevo già parlato QUI del mio rapporto con gli esfolianti viso. E' un tipo di prodotto che mi piace usare e voglio che soddisfi le mie esigenze.
La capacità scrubbante deve essere evidente, non mi deve ungere il viso, non mi deve seccare la pelle e devo poterlo utilizzare anche al posto del detergente, per questo, di solito prediligo una base più saponosa.

Già dall'aspetto, si può vedere che la base è a metà tra un gel ed una crema. Sul viso asciutto, ma anche bagnato, scivola piacevolmente aderendo alla superficie e favorendo un gradevole massaggio. Non fa schiuma ma deterge efficacemente.
I granuli sono davvero numerosi e talmente fini che sulla pelle l'azione è uniforme e assolutamente non aggressiva. E ve lo dice una a cui la pelle si arrossa e si irrita con molta facilità.
Si risciacqua in un attimo e lascia la pelle liscia, morbida, compatta e pulita.
La quantità sufficiente è ridotta, garantendo una lunga durata del prodotto (non ho oltrepassato nemmeno la metà).
Lo sto utilizzando praticamente ogni giorno, al mattino, e la cosa che mi ha più entusiasmata non è tanto l'effetto a breve termine, anche se evidente, ma i cambiamenti della mia pelle dopo quasi tre mesi di utilizzo.

Su guance e naso i pori sono notevolmente meno evidenti. Punti neri e comedoni scomparsi totalmente e brufoli solo in corrispondenza di quei tanto amati periodi del mese.
Utilizzare tonico o crema non è affatto necessario ai fini della reidratazione, ma ovviamente lo faccio per completare la mia routine.

Se qualcuno me lo avesse detto, io non ci avrei mai creduto. Questo scrub è riuscito laddove hanno fallito prodotti notevolmente più costosi e specifici, probabilmente anche in combo con il resto della mia skincare routine, che vede protagonista un altro prodotto Nouvance, di cui vi parlerò presto.

E voi conoscete la linea Nouvance?
Avete un prodotto miracoloso che vi ha stupite?

Alla prossima




Film della serata#6: If I Stay (Resta anche domani)

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E' davvero tanto tempo che non vi parlo di film. In realtà era davvero tanto tempo che non ne vedevo uno e soprattutto che mi prendesse così tanto.
Solo dopo aver iniziato a guardarlo mi sono ricordata che fosse tratto da un libro e che fosse anche nella lista infinita dei libri che vorrei leggere. Infatti per un attimo sono stata tentata di stoppare tutto e di riprendere la visione solo dopo averlo letto. Ovviamente ho desistito ed ho continuato la visione, vi pare?

Mia Hall (Moretz) pensava che la scelta più difficile da affrontare sarebbe stata quella tra il perseguire i suoi sogni musicali alla Juilliard, o seguire un percorso diverso per rimanere al fianco dell'amore della sua vita, Adam (Blackley). Ma quel che sembrava essere il ritratto di una famiglia spensierata, in un istante cambia totalmente: e ora la sua vita è in bilico tra la vita e la morte. In seguito ad un evento cruciale, Mia dovrà prendere una sola decisione che non sarà determinante solo per il suo futuro, ma per il suo stesso destino.
  • FOTOGRAFIAJohn de Borman
  • MUSICHEHeitor Pereira
  • PRODUZIONE: DiNovi Pictures, Metro-Goldwyn-Mayer (MGM), New Line Cinema
  • DISTRIBUZIONE: Warner Bros. Italia
  • PAESE: USA
  • DURATA107 Min

SOGGETTO:

Tratto dal romanzo best-seller di Gayle Forman Resta Anche Domani (If I Stay)
Dovete sapere che uno dei miei, tanti, sogni è sempre stato quello di suonare uno strumento. Alle medie ero brava con il flauto e mi riusciva strimpellare due accordi sulla tastiera della mia amica Alessandra. Ma in casa non c'era spazio per altri strumenti, era già tutto occupato da chitarre e amplificatori dei primogeniti... La delizia di essere l'ultima ruota del carro.
Non che credessi di diventare chissà chi, ma un tentativo mi sarebbe piaciuto farlo...
Se ne avessi avuta la possibilità, lo strumento che più mi sarebbe piaciuto suonare era il violoncello. 
Ero davvero molto piccola quando, guardando Saranno Famosi, rimanevo letteralmente incantata dalla grazia e dalla passione del personaggio di Julie. Mi incuriosiva perché lei non era figa. Se ne andava girando trascinandosi quel valigione, mentre gli altri zompettavano, vocalizzavano e pomiciavano in ogni angolo della scuola. Eppure, quando fissava lo strumento per terra, quando lo stringeva in quello strano abbraccio di braccia e gambe, quando inclinava la testa da un lato e cominciava a suonare, le non era figa, no, lei era splendida.
Questo è il motivo per il quale non sono riuscita ad interrompere la visione ieri sera: Mia ed il suo violoncello.
Bach Cello Suite N°1
(che sarà forse la più semplice da suonare, ma io la amo)

If I Stay è una storia d'amore, sicuramente, ma è molto più di questo. 

E' una storia di sacrifici, passione, incomprensioni e sogni.

I sacrifici dei genitori di Mia, che quando comprendono il talento della loro bambina fanno di tutto per sostenerla ed assecondarla. I sacrifici della stessa ragazza, che impiega la maggior parte del suo tempo ad esercitarsi. I sacrifici di Adam, che vuole sfondare con la sua band...

La passione di Danny, batterista rock di una band dal seguito discreto, che vende la sua batteria per comprare un violoncello alla figlia. La passione di Mia, che vede il suo strumento come una casa in cui rifugiarsi, quella di Adam, che riversa le sue tristezze ed insicurezze nella musica, componendo canzoni con la sua chitarra. La passione di Kim per la fotografia, che le permette di immortalare l'amica in uno dei suoi momenti più felici.
Le incomprensioni, quelle che ci sono in ogni famiglia. Sentirsi diversi, sentirsi abbandonati. Quelle tra Adam e Mia, che si ritrovano di fronte ad un bivio che sembra volerli separare irrimediabilmente.

Ed i sogni... il successo, la Juillard, l'amore, la vita insieme...

Tutto questo è narrato con una delicatezza sconcertante, attraverso musiche stupende ed una fotografia che tra rami cristallizzati dall'inverno e verdeggianti paesaggi, lascia spesso senza fiato.
I sentimenti sono i veri protagonisti di questo film ed emergono potenti e penetranti nella loro semplicità. E boh, forse per qualcuno è difficile credere che a 17 anni si possa provare quell'amore così dirompente e totalizzante da pensare che sia quello giusto, quello vero, ma non lo è per me, che quell'amore l'ho trovato a 16 anni. Forse per questo la storia di Adam e Mia mi ha coinvolta al punto di ritrovarmi singhiozzante in più momenti del film.
Ma anche qualora siate disincantati e scettici, vi consiglio lo stesso di vederlo, perché se vi emozionerà anche la metà di quanto ha emozionato me, allora ne sarà valsa la pena.



Una Nota Di Colore #12: Black Symphony, Within Temptation

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Musica è arte, musica è vita, musica è colore.

La musica può essere il filo invisibile che lega le persone, che consente loro di scoprire e di scoprirsi.
Può essere confronto, accordo e disaccordo.

La musica è storia ma anche moda, insegnamento e intrattenimento.

"Musica"è la parola chiave di questa nuova collaborazione, che vede, di nuovo, affiancato MikiInThePinkLand a LA is My Dream.


"Una nota di colore" è il nostro modo di raccontarvi qualcosa di noi, un modo per conoscerci e per farci conoscere. Una sorta di "get ready with me" che tanto va in voga su YouTube, con la differenza che il risultato finale è dettato unicamente dalla musica.

E' con un po' di tristezza che scrivo questo post. Un anno fa non ci avremmo mai creduto. Parlavamo di questo progetto da tempo, Pianificavamo, rimandavamo, e alla fine ci siamo decise. O la va o la spacca. Ed io direi proprio che è andata.
Avere Patty come compagna di viaggio è stato bellissimo. Entrambe ci siamo messe in gioco, confrontandoci con tipi di musica mai ascoltata prima, oppure con album che hanno significato qualcosa per entrambe. Se avete seguito la nostra rubrica, avete potuto vedere come la stessa canzone può suscitare emozioni diverse, come diversi sono gli stati d'animo ci spingono a rifugiarci nello stesso tipo di musica, con risultati differenti.
E' stato bellissimo leggere i vostri commenti, realizzare che anche a voi quel cd è piaciuto, oppure suscitare la vostra curiosità.
Una Nota di Colore è stato un percorso piacevole e divertente, che non è proprio finito. Chi lo sa, potremmo pensare ad una versione 2.0.
Colgo l'occasione per ringraziare Ery del blog In Principio Erano i Truccosetti, che ha risposto con un tag alla nostra rubrica, parlandoci della sua canzone preferita.
Detto ciò, veniamo al succo del post...
La scelta dell'album toccava a me, ed essendo l'ultimo appuntamento volevo assolutamente chiudere in bellezza. E come se non parlandovi di uno degli album più emozionanti che siano stati registrati? Di uno dei concerti più spettacolari che sia siano tenuti e di una delle band che più amo in assoluto?
Ve l'ho detto spesso, amo il gothic metal e le belle voci femminili, quelle potenti, acute, ma anche piene e profonde, per questo motivo non potevo non innamorarmi di Sharon Den Adel la prima volta che l'ho sentita:


I Within Temptation sono una band olandese che nasce nel 1996; hanno all'attivo cinque album in studio, due EP, tre DVD con relativo CD audio ed un LIVE acustico.
Famosi non solo per la loro bravura, i WT stupiscono anche per la spettacolarità delle scenografie dei loro concerti ("progetto cinematografico" sono le parole con cui la stessa vocalist definisce il gruppo) e per la particolarità e versatilità delle loro collaborazioni, che vantano nomi come Tarja, Anneke Van Giersbergen, Keith Caputo, George Oosthoek e tantissimi altri.



Nonostante la band sia annoverata nel gothic metal, i WT si sentono decisamente più symphonic rock, senza chiudersi ad influenze di vario genere. La componente celtica, decisamente più riconoscibile nell'album Mother Earth, consente di trattare il profondo tema del legame uomo-natura, la madre terra e di spaziare su tematiche decisamente più introspettive, dall'amore al dolore nelle loro varie forme. Tutto questo è decisamente poco per descrivere una band come i WT, l'unica cosa che posso fare è consigliarvi calorosamente di ascoltare qualcosa.



Il 7 Febbraio del 2008 è una data importantissima per il percorso ed il successo dei Within Temptation: riempiendo l'Ahoy Hall (Rotterdam) con oltre 10.000 persone, si esibiscono in una performance memorabile, accompagnati dalla Metropole Orchestra. Due ore di puro godimento, lasciatemelo dire. Non credo di essere in grado di descrivervi ciò che provo ogni volta ascoltando e guardando il Black Symphony, perché per alcune cose le parole sono decisamente insufficienti.
Sarà l'atmosfera, i cori, l'orchestra, le scenografie, gli effetti speciali, il connubio con una performance tecnicamente perfetta, fatto sta che questo, per me, è IL concerto.


La scena si apre con una suggestiva inquadratura in bianco e nero dell'orchestra. Il pubblico applaude, scalpita, per poi ammutolirsi quando il coro comincia ad intonare un intro oscuro e suggestivo che promette uno spettacolo sensazionale. Alle voci dei coristi si uniscono oboi e viole e violoncelli e poi i violini, il ritmo dettato dalle percussioni, in un crescendo da brivido accompagnato da alcune immagini della band tesa dietro le quinte. Dieci minuti che accrescono l'ansia, l'aspettativa. Ti ritrovi a trattenere il fiato per poi rilasciarlo al suono delle campane e all'ingresso spettacolare della band.

Si apre così il primo dei quattro momenti dell'esibizione, quattro come gli elementi, e questo io lo associo al fuoco. Rosso fuoco come il vestito di Sharon:


Un ingresso maestoso ed un inizio potente. Il concerto si apre con Jillian, una canzone che parla di delusioni inaspettate e di solitudine, una canzone che emoziona e coinvolge. Sharon impressiona subito con i suoi acuti mozzafiato ed una presenza scenica fuori dal comune.
Un' alternanza di strofe potenti e passaggi più lenti e dolci, in cui la voce della cantante è un sussurro, per poi esplodere acuta e potente nel finale.




Con The Howling si cambia decisamente registro: un intro epico ed oscuro per una canzone in tutto e per tutto metal. la seconda traccia di questo concerto è caratterizzata da un ritornello orecchiabile che nulla toglie alla durezza della strofa e all'intreccio delle chitarre.


Stand My Ground ha un inizio dolce, lento, all'orchestra si aggiungono poi gli elementi metal della band in un'esplosione di suoni accompagnata da lingue di fuoco che rendono l'atmosfera ancora più suggestiva. Questo è forse uno tra i brani più noti e grande successo internazionale. E' una canzone che affronta i rimpianti, il passato, i sensi di colpa, una canzone che esorta a girarci indietro, affrontare i nostri fantasmi per poi guardare al futuro.

Stand my ground(resistere) i won't give in (non mi arrenderò) no more denying (non più negazione) i've gotta face it (devo affrontarlo) won't close my eyes (non chiuderò gli occhi) and close the truth inside (non chiuderò dentro di me la verità) if i don't make it (se io non lo farò) someone else will (qualcun' altro lo farà) stand my ground (resistere).

The Crossè forse, di tutto il concerto, la canzone che mi piace di meno, la considero una sorta di pausa prima di uno dei cavalli di battaglia, che vede l'ingresso sul palco di Keith Caputo:


What Have You Doneè un altro grandissimo successo della band. Criticato dai puristi per cavalcare sonorità decisamente più commerciali. Per me è un capolavoro che vede fondersi due voci e due generi diversi ma che insieme risultano assolutamente piacevoli da ascoltare. E poi volete mettere l'espressione di Keith di fronte ad una meravigliosa Sharon? Fa troppa tenerezza!


Con Hand Of Sorrow il palco si tinge di tutte le sfumature del fuoco. Sharon esplode in tutta la sua magnificenza, con la voce e con il corpo, ammaliando il pubblico e flirtando con il chitarrista prima di un assolo di chitarra da far venire i capelli bianchi. Con questa canzone ci si avvia verso la conclusione della prima parte del concerto, in cui il calore del fuoco si spegne e lascia spazio ad un'atmosfera più fredda, in cui l'unico punto di colore è sempre lei, la vocalist della band.
In The Heart Of Everything il coro è protagonista assieme alla voce piena e potente di Sharon, che conclude con un acuto celestiale.


Dal fuoco soffocante, all'aria.

La seconda parte del concerto, con una Sharon eterea, vestita di bianco, è la parte acustica, dedicata ad alcune delle ballate più belle ed emozionanti della band.

Pianoforte, voce ed orchestra per Forgiven. Sharon e Martijn rendono l'atmosfera del teatro intima e delicata, per una canzone introspettiva e dolcissima.


Finalmente si arriva ad uno dei momenti che più amo di questo concerto. Un duetto di angeli. Due voci celestiali, diverse, che si fondono in una sola.




In Somewhere, Sharon ed Anneke deliziano la platea cantando una delle canzoni d'amore più belle che io abbia mai ascoltato:


Lost in the darkness 
Hoping for a sign 

Instead there's only silence 

Can't you hear my screams? 
Never stop hoping 

Need to know where you are 

But one thing's for sure 
You're always in my heart 

I'll find you somewhere 

I'll keep on trying 

Until my dying day 
I just need to know 
Whatever has happened 
The truth will free my soul 

Lost in the darkness 

Tried to find your way home 

I want to embrace you 
And never let you go 

Almost hope you're in heaven 

So no one can hurt your soul 

Living in agony 
Cause I just do not know 
Where you are 

Wherever you are 

I won't stop searching 

Whatever it takes me to know 

Con The Swan Song si spicca letteralmente il volo.Si approda in una dimensione onirica, dolce e rassicurante. Una canzone che fa sentire il calore del sole sul viso e che infonde tantissima speranza.

Dalla speranza alla malinconia... Memories chiude la seconda parte del concerto. Ci si comincia ad allontanare dalle atmosfere impalpabili e leggiadre per lasciare spazio ad un ritmo più scandito. Il tema della canzone è il ricordo e può essere associato a diverse situazioni, prestandosi ad interpretazioni intime e personali. Amo questa canzone,

Secondo me, la terza parte è quella dedicata alla terra e Sharon sfoggia un abito splendido, nero, che si accende sotto ai riflettori delle sfumature del verde tipiche delle piume di corvo che lo adornano.


Our Solemn Hourè un inno solenne, a cui il coro gregoriano conferisce una prospettiva ancora più mistica.




The Other Half (Of Me)è il terzo duetto del concerto, che vede contrapporsi gli acuti puliti di Sharon con il growling di George Oosthoek. Il ritmo serrato delle chitarre, quasi death metal, si contrappone al principio base del gothic metal: due voci contrastanti che lottano per prevalere l'una sull'altra, in uno scontro affascinante e coinvolgente.
Non amo il growling, ma George è eccezionale e la sua voce bassa e profonda lo rende tutt'altro che fastidioso.


Spettacolari anche gli effetti speciali e le inquadrature che rendono il tutto quasi psichedelico.

Frozenè una delle prime canzoni dei WT di cui ho visto il video e ricordo che mi entrò dentro quasi violentemente. Il soggetto della canzone è la violenza sui minori, tanto che tutto il ricavato della vendita del singolo è andato all'associazione Child Helpline International.

Sapete che mi piace, per ogni album che ho sentito e di cui vi ho parlato, individuare una canzone che sia una sorta di biglietto da visita della band di turno.
The Promiseè l'acme musicale e scenografico di questo concerto ed è anche una delle canzoni più belle della band, oltre che la più lunga, con i suoi otto minuti.


In questa canzone più che nelle altre vi è una fusione perfetta tra gli elementi dell'orchestra e la band ed è anche la dimostrazione che la Den Adel non è umana... No perché una non può sgolarsi e saltare e dimenarsi per oltre un'ora e poi tirare fuori acuti così limpidi, precisi e leggiadri come se avesse appena iniziato a cantare.

Angelsè tutto il contrario di ciò che il titolo suggerisce. L'atmosfera è oscura e i temi sono le menzogne e la rabbia. Grandiosa la coreografia con trampolieri travestiti da strane entità, angeliche per alcuni... demoniache direi io.

Improvvisamente, se chiudete gli occhi, è come risvegliarsi in una foresta. Si può sentire il vento tra le fronde, il gorgoglio del ruscello, i versi degli uccelli. L'orchestra riproduce magistralmente tali suoni, ricreando lo scenario perfetto per uno dei capolavori della band: Mother Earth.


Sarò ripetitiva, ma la performance di Sharon lascia, ancora una volta senza parole. In questa canzone più che nelle altre è in grado di mantenere tonalità altissime per tutta la durata della traccia, senza mai ricorrere al falsetto.
E siamo alla chiusura di questa terza fase, la fase di terra, come mi piace definirla...
The Truth Beneath The Rose, che mi riporta ala mente la fiaba de La Bella e La Bestia ( <- sorry, ma se si parla di beshtie!!!) è forse la traccia che più di tutte mi fa immaginare uno scenario fantasy, parla di lotta tra il bene ed il male e del lato oscuro di noi stessi:



Con Deceiver Of Fools, un inno che dà voce ai sottomessi, agli oppressi, ai sofferenti e che in altri concerti aveva fatto da opener per il suo intro immenso, si apre l'ultima fase del concerto, la fase di acqua, colore sfoggiato dalla bellissima Sharon per esibirsi nelle ultime tre canzoni.




Ci avviamo alla fine di questo evento maestoso, con una delle mie canzoni preferite in assoluto e che molte di voi, appassionate di serie tv, ricorderanno per questo:


All I Needè una delizia per le orecchie, è triste e malinconica, una richiesta d'aiuto che emerge dal profondo della propria anima.


Siamo a due ore di concerto e iniziano a sentirsi i primi assolutamente comprensibili segni di cedimento... Sarà umana anche lei... Forse! Nonostante ciò la ballata scorre fluida, piacevole ed emozionante, un attimo di respiro prima del gran finale:



Ice Queenè un'icona della band, allegoria dell'inverno e della morte. E' un peccato non potervi mettere il video dell'esibizione e della chiusura del Black Symphony, con migliaia di coriandoli che cadono dal tetto dell'Ahoy Hall ed il pubblico in visibilio, ma purtroppo YouTube ha deciso di non renderlo disponibile nel nostro Paese, quindi, se volete sentire la canzone, potete farlo attraverso il video ufficiale, uno dei più brutti nella storia dei videoclip!!!

Lo so, mi sono dilungata tantissimo, ma, credetemi, mi sono anche trattenuta.

Per quei pochi di voi che sono arrivati fin qui (IMPAVIDI!!!), ecco il trucco ispirato a quest'album.

Ho cercato di riprodurre i quattro momenti del concerto ed ho voluto mantenere un tocco di leggerezza, perché nonostante il genere musicale, non ci vedevo proprio un trucco pesante per i WT, sarà che loro mi fanno volare, col pensiero, con le emozioni...

Il volo è un altro punto cardine che ho voluto riprodurre. Gli uccelli compaiono spesso sia nei videoclip che come sottofondo e le piume sono un vezzo che Sharon si concede spesso.

Alla prima parte, quella di fuoco, ho dedicato le labbra, con un ombré lips che vede protagonista Russian Red di MAC. Dalle labbra si passa alla guancia sinistra, su cui ho realizzato una trama gotica con l'eyeliner nero, dedicata al terzo momento del concerto, quello di terra. Un tocco di verde per riprendere le sfumature delle piume di corvo sull'abito di Sharon.

Per gli occhi ho voluto creare una forma che ricordasse vagamente (molto vagamente) un cigno, con la forma appuntita del becco ai lati del naso.
L'occhio sinistro si ispira alla parte melodica, quella di aria, su cui ho giocato con il bianco ed il marrone, ispirandomi anche al trucco sfoggiato dalla stessa cantante. Protagonista è il pigmento Vanilla di MAC (di cui mi sono follemente innamorata) e l'ombretto Darkside di Urban Decay (dalla Naked 3).
L'occhio destro si ispira alla fase finale, quella d'acqua, su cui il bianco si arricchisce delle sfumature dell'argento e del verde: Gunmetal e Money di Urban Decay (dalla palette Mariposa), che in foto purtroppo hanno dato l'effetto occhio pesto, ma vi assicuro che dal vero erano bellissime.

Detto ciò, eccomi qua:













Questo è il bellissimo trucco di Patty, che trovo si sia superata stavolta!!!


Per leggere il suo post, cliccate QUI.

Ed ora è davvero tutto.

Spero di non avervi annoiato, spero che il post vi sia piaciuto, che abbiate ascoltato qualche canzone e che abbiate apprezzato il talento di questa band almeno un po'.

Il mio sogno rimane poterli vedere dal vivo, cosa che per una serie di coincidenze non mi è stata possibile. Il 22 Marzo del 2011 infatti era previsto un loro concerto a Milano, avevamo i biglietti ma per la gravidanza di Sharon fu spostato al 17 Ottobre. Alla delusione iniziale si è sostituita l'euforia per la possibilità di festeggiare l'anniversario di fidanzamento ad un loro concerto... Non era proprio destino. In quel periodo mio padre era ricoverato per subire il secondo intervento nel giro di due mesi ed il concerto è crollato nella scala delle mie priorità. Ad oggi guardo quel biglietto con un po' di tristezza, sperando che ricapiti l'occasione.

Sì, ok. Basta.

Alla prossima,


Miki&Patty.













Il Libro Sul Comodino #7: Trentatré ovvero "Il Vangelo secondo Mirya"

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In realtà, sul comodino, questo libro ci è stato poco e niente, perché una volta iniziato è stato difficile se non impossibile staccarmi da lui.
Vi ho già parlato di Mirya (QUI) e di quanto io ami letteralmente il suo modo di scrivere e le sue storie (e non sempre le due cose vanno di pari passo) ma mentre per "Di Carne e Di Carta" sapevo con cosa avevo a che fare, per "Trentatré" non ero assolutamente preparata. Ho letto qualche estratto sulla sua pagina Facebook, ma spesso invece li ho ignorati perché non volevo rovinarmi la lettura.
Mi sono accorta della disponibilità del libro su Amazon quando era già uscito da più di qualche ora e si cominciavano a leggere qua e là già le prime reazioni... Una valle di lacrime. E visto che dove si piange ci sono io, mi sono buttata a capofitto in questo nuovo viaggio che mi ha trovata completamente disarmata e mi ha lasciata emotivamente sconvolta.

Sinossi (da Amazon)

Trentatré sono i giorni che Dio Si impegna a trascorrere sulla terra, senza i Suoi poteri, prima che Suo Figlio acconsenta ad aiutarLo nell’Apocalisse. 
Trentatré sono i giorni di cui Grace dispone per persuadere quel vecchio pazzo convinto di essere Dio che il mondo non può e non deve finire. 
Trentatré sono i giorni in cui Michele deve affrontare i suoi demoni, per liberarsi del marchio di Caino e imparare di nuovo ad avere fiducia. 
Trentatré sono i giorni necessari a cambiare per sempre le vite del vecchio Giò, di Amir, di Juliette e di tutti coloro che ruotano attorno allo stesso locale. 
Perché la fortuna non è positiva né negativa, le cose migliori accadono per caso e il mondo è pieno di incastri. 



Non ho la più pallida idea di cosa dirvi. Trentatré è un libro di cui si potrebbe dire troppo con una parola e non dire nulla scrivendo pagine su pagine. E' un libro in cui ogni singola frase ti apre un mondo, ti fa riflettere, dubitare, arrabbiare, soffrire, gioire. E' un libro che dà voce ai tuoi pensieri e lo fa in quel modo perfetto con cui Mirya incastra le parole. E' un incastro, appunto, di quelli che non solo combaciano perfettamente ma reggono, nel tempo, nello spazio.
Trentatré è un libro che parla di Dio e, credetemi, è l'unico Dio in cui avrei potuto credere, e ci ho creduto, per tutta la durata della lettura. E per la prima volta ho creduto incondizionatamente, perché nei suoi confronti non ho mai provato risentimento, rabbia, delusione. Per la prima volta, dopo tantissimo tempo, in D. ho creduto nonostante non avesse tutte le risposte, nonostante non ne avesse quasi nessuna, di risposta, ma aveva tante domande ed in quelle domande mi sono ritrovata.
La potenza di Trentatré, secondo la mia miserrima opinione, sta nell'essere un libro adatto a chi crede, per la forte componente spirituale, e perfetto per chi invece non lo fa più, o non lo ha mai fatto. E questa è la potenza di Mirya, che come una perfetta equilibrista percorre un filo quasi invisibile mantenendosi in equilibrio tra sacro e profano. E non è la prima volta che lo fa... Se avete letto le sue storie, saprete benissimo come Dio sia spesso presente e spesso nominato... evocato. E, come dice Grace, mai invano...
Ma è un libro su Dio?
No. Trentatré è un libro che parla d'amore, di fiducia, di perdono, di delusione, di coraggio, di dolore e di tanto altro. Lo fa attraverso le spesse lenti rosa di Grace, attraverso il cinismo di Michele, attraverso il coraggio di Juliette, la disillusione di Amir, l'altruismo di Consuelo, l'amore di Sergio, la durezza del vecchio Giò e poi lo fa con la disarmante semplicità di Giò Giò, che con le sue esse strassicate offre le spiegazioni migliori di tutte quelle degli adulti messe insieme:

"Perché tu sei lo szio, Grace è tua, quindi è la szia".

E poi c'è D. Il collante che unisce tanti pezzi apparentemente senza incastro.

Se dovessi usare una parola per descrivere questo libro, direi epico. E l'ho trovato talmente grandioso, attuale, educativo, intenso, disarmante, utile, che mi fa rabbia il fatto che non sia esposto sugli scaffali delle librerie, in primo piano, che non se ne parli ai tg, nelle trasmissioni di attualità, che non abbia vinto un premio, avuto un riconoscimento o qualsiasi altra cosa che ne dimostri il valore oggettivo. E lo so che è passato pochissimo tempo (parliamo di ore) da quando è stato pubblicato, ma dovrebbe diffondersi a macchia d'olio, dovrebbero leggerlo tutti e aprire gli occhi e cominciare a farsi le domande senza cercare di voler dare ad ogni costo le risposte.

E dopo essermi ritrovata col Kindle in mano ed il viso rigato dalle lacrime, puntualmente arriva la stessa domanda: "come fa?".

Come fa Mirya a scrivere così. Come fa a dare un senso a tutto, a scegliere le parole ad una ad una a dare un senso profondo anche alla battuta apparentemente più insignificante...
Ho letto tanti libri, leggo da tanto tempo, eppure anche in quelli che ho amato di più, nei miei preferiti, c'è sempre un passaggio, un capitolo, un qualcosa di meno interessante, di più noioso, che magari si discosta dalla trama principale e che mi fa venire voglia di saltare le pagine per tornare al punto. Con lei non mi è mai successo. Mai. E' come se mi facesse provare una sorta di avidità letteraria per la quale non vorrei perdermi nulla. Non una frase, non una parola, non una virgola. Niente.
E vorrei essere brava come lei, con le parole, perché solo in questo modo potrei farvi capire davvero cos'è stato leggere Trentatré.
Spero comunque di avervi incuriositi e, se doveste leggerlo, vi prego di farmi sapere quanto lo avete amato.

Lo trovate QUI.

Alla prossima,



#2 I'm Feeling... Cognac by Pantone.

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"I'm Feeling" è il nome che abbiamo scelto per la nostra collaborazione, che origina dalla voglia di confrontarci ed esprimere noi stesse.

Questo gioco nasce dall'unione di quattro diverse personalità: Miki di MikiInThePinkLand, Patty di LA is My DreamSelly di A Cosmetic Pie e Jessica di Cherry Diamonds Lips MakeUp.

I'm Feeling vedrà l'alternarsi di ispirazioni, interpretazioni e stati d'animo, che avranno come protagonisti epoche, personaggi, moda, festività e qualsiasi cosa faccia nascere in noi la voglia di sperimentare e divertirci.

Speriamo che il nostro progetto vi piaccia, che ci farete compagnia in questo percorso e che possa essere per noi un modo di imparare l'una dall'altra.




Il bello di collaborare con persone che sono sulla tua stessa lunghezza d'onda è essere travolti da quel fiume in piena d'idee a cui spesso non si riesce nemmeno a stare dietro. Così è stato con le mie colleghe dell'I'm Feeling: potremmo scrivere post da qui al 2020 ed avere ancora idee e spunti.
Come molti di voi sapranno, Pantone ogni anno propone una palette di colori che saranno il must della stagione e per l'autunno/inverno 2014 le proposte sono davvero interessanti:


Inizialmente tutte e quattro ci siamo fiondate su colori che fanno parte della nostra comfort zone, ma poi, ripensando alla natura di questa collaborazione, abbiamo deciso di sfidare noi stesse, confrontandoci con toni che, secondo noi, non ci valorizzano molto.

A dir la verità, io sono quella che ha avuto la vita più facile in questa sfida, perché mi sarei truccata tranquillamente con ognuno di loro, anche messi insieme, ma alla fine la mia scelta è caduta su Cognac.

Quando ho cercato su San Google Immagini ispirazioni per il trucco, ho trovato risultato diametralmente opposti. Per alcuni, il color Cognac è un senape scuro, con un sottotono dorato, abbastanza caldo, per altri è un tortora rosato con una componente marrone molto evidente.

Ora, se volessimo essere pignoli, il VERO colore del cognac è questo:

ma visto che la rappresentazione più frequente è proprio la seconda, ovvero il tortora rosato, ho deciso di attenermi a quella, aggiungendo una lieve sfumatura più calda, per non farci mancare nulla.

Il risultato è stato questo:




Chi segue il blog sa perfettamente quanto io ami i colori e tra questi c'è anche il marrone (non per nulla possiedo due Naked), il problema sopraggiunge quando sono costretta ad usare solo lui, ed è stata questa la mia sfida, che penso di aver vinto, forse grazie al rossetto, che ha vivacizzato un po' il tutto.

I prodotti che ho utilizzato per la base sono:

- Fondo Pupa Like a Doll in 020

- L'Orèal Accord Parfait Correttore n°02, Vanilla

- Benecos Natural Compact Powder in Porcelain

- Bourjois Bronzing Powder

- Kiko Compact Blush n°111

- MAC Brow Set in Show-Off








- Too Faced Shadow Insurance come base su tutto l'occhio
- Matita color carne Madina sotto l'arcata sopraccigliare

Dalla palette Sleek Au Naturel (Swatches QUI):
- Nubuck, tortora chiaro freddo, sfumato ampiamente nella piega come base per le sfumature successive
- Toast, un vero color cognac opaco, nella piega, rimanendo più vicina alla palpebra fissa
- Bark e Noir, rispettivamente un marrone scuro ed un nero entrambi opachi, nell'angolo esterno
- Nougat, panna opaco, per illuminare l'arcata sopraccigliare e l'angolo interno.

Dalla palette Naked 3 (swatches QUI):
- Nooner, quello che somigliava, secondo me, alla tonalità Cognac by Pantone, applicato nell'angolo interno e vicino all'angolo esterno
- Buzz, un rosa abbastanza caldo, al centro della palpebra mobile.
Lungo la rima inferiore ho fatto la stessa combinazione di colori.

Nella rima interna ho usato la matita Bombay Black di Nabla. Ho realizzato una sottile linea di eyeliner con il Perversion di Urban Decay. Infine mascara Le Volume di Chanel.

Sulle labbra, Craving di MAC.

Per quanto mi riguarda è tutto, ma non vi scordate di andare a vedere i bellissimi makeup delle mie colleghe:










Se il tema Pantone vi interessa, lo scorso anno, altre blogger si sono cimentate con il colore del 2013, vi lascio i link ai loro post: Chiara, Daniela, Misato, Alessandra, Lidal.

Spero che il post vi sia piaciuto, ovviamente chi volesse cimentarsi con un tema di questa rubrica può/deve farlo assolutamente, con il tag #ImFeeling, in modo da potervi individuare sui vari social.

Vi aspettiamo il prossimo mese.

Miki, Patty, Selly e Jess.

Ritratto di Signora #38: se Margherita Hack bussasse alle porte del Paradiso.

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Buongiorno e buon primo lunedì del mese! 


Sono particolarmente entusiasta, oggi, di presentarvi l'articolo della rubrica Ritratto di Signora, che ospita, di nuovo, le parole della scrittrice Bianca Marconero.
Bianca aveva già aperto il 2014 con uno splendido post su Rita Levi Montalcini, e lo chiude con un altro brillante ed emozionante ritratto. Non mi dilungo ulteriormente e vi auguro buona lettura!

Exempla, vite di santi, e viaggiatori, il vangelo stesso sono la prova che alle persone come me e come voi  le biografie dei grandi interessano eccome. Le ragioni sono lampanti e credo si possano riassumere in due parole: edificazione e consolazione. L'esempio illustre , infatti, ci pone un obiettivo ideale. Qualcosa a cui si tende. Un motivational che ci appiccichiamo, da qualche parte, nella coscienza. Ma, se accantoniamo per un attimo il valore totale della parabola di una vita -e il suo contenuto 'edificante'-,  quello che amiamo, quello che resta, quello che consola e nel quale ci si riconosce non è il successo,  ma il fallimento. Il fallimento come parte del percorso, il fallimento come banco di prova della determinazione. Scuotiamo il capo mentre Giuseppe Verdi viene respinto dal conservatorio di Milano;  battiamo una pacca sulla spalla di Arthur Conan Doyle mentre si vede rifiutare Uno studio in rosso,  e, ovviamente, massima solidarietà ad Albert Einstein, bocciato in matematica. Poco ci importa che alcune di queste cose, in effetti, non siano mai accadute, questi tre aneddoti biografici ci dicono che agli sbagli si può rimediare. E la cosa, ovviamente, ci piace. Quindi al grido di "c'è chi ha fatto peggio" e di "c'è sempre una speranza" hanno trovato consolazione milioni (forse miliardi) di musicisti, scrittori e studenti, negli ultimi 180 anni.  E, considerando che nel 1921 Albert era già premio Nobel per la Fisica e dando per vera la nota 'agiografica' sulla più celebre bocciatura di tutti i tempi, si sarebbe consolata ancheMargherita Hack, quando, in seconda ginnasio, si ritrovò rimandata in matematica. 
Già quella Margherita Hack, docente di astronomia, membro dell'accademia dei Lincei, presenzialista della divulgazione scientifica: rimandata in matematica. Questo è ciò che mi piace nelle parabole di una vita: i dettagli imperfetti, di cui potrei tessere un elogio, citando un'altra grandissima italiana.  Ma non lo faccio. Parlo invece, per quel che posso, di Margherita. 
Io e lei ci assomigliamo. Certo, sto a lei come il granello di sabbia sta alla montagna, ma l'ho sempre sentita molto vicina. Abbiamo cose in comune. L'approccio alla moda, per esempio. La sua unica regola era che un indumento doveva farla sentire a suo agio. Ecco. Esattamente come me. Ho un guardaroba in cui ci sono repliche, in gradazione cromatica, degli stessi indumenti di comodità certificata. Secondo punto che abbiamo in comune: l'università. Ci siamo entrambe iscritte a Lettere.  Lei la scelse perché gli unici laureati nella cerchia dei suoi genitori erano passati per Lettere. E per me fu lo stesso: approdai all'inferno in mancanza di un quadro decente dell'offerta universitaria e, in seguito, la mia pigrizia -noto fattore di crescita della massa inerziale- fece il resto. Come una biglia sparata nel vuoto, proseguii nel mio moto perpetuo. Lei invece no. Lei non perseverò. «Capii subito di aver fatto un errore madornale» scrive. «Mi dissi ho sbagliato strada!». Quindi si iscrisse a Fisica, dopo un solo giorno trascorso alla facoltà di Lettere. 
Tornando alle analogie, condividiamo una certa passione per la due ruote e, proprio come me, la Hack ha cercato di mediare il suo contenzioso con Dio presentandosi in chiesa e parlando coi preti. Non è andata bene a nessuna delle due. Ci sono troppi preti che non sanno parlare di un  Dio plausibile. E ancor di più che sono cattivi ministri. Pensare che il loro datore di lavoro sia un essere infallibile sembra pura ostinazione contro l'evidenza. Oppure fede, fate voi. 
Certo, resta la questione del libero arbitrio, ed è solo per questo che, a differenza della mia illustre omonima, non sono ancora approdata ad un ateismo radicale. 
Qui mi fermo, ma vi giuro che potrei continuare l'elenco di cose che abbiamo in comune. Ma mi fermo, dicevo, perché Margherita all'età di 91 anni suonati ha chiuso gli occhi e ha salutato tutti. Restano una pletora di testi, filmati di interventi televisivi, contributi alla divulgazione e al mondo accademico. La voce resta, esattamente come la luce di quelle stelle ormai spente, che ancora viaggia fino a noi e le fa sembrare vive, accese nel cielo. La voce resta, e che altro? 
La domanda me la faccio perché, come dicevo prima, non sono atea. Non credo fino in fondo nel Dio dei cristiani, ma considero comunque la sopravvivenza dello spirito come una possibilità; ne segue che considero anche il paradiso (o comunque lo si voglia chiamare), come una possibilità. 
Per questa ragione mi sono fatta una domanda. Ragionando per assurdo e dando per certo il paradiso, come luogo deputato alla gloria delle anime giuste, cosa succede agli atei? 
Ci si salva per meriti oggettivi e oggettivamente 'cristiani' o bisogna per forza avere la tessera del partito? È un esame in cui è obbligatoria la frequenza, o basta dimostrare di avere i requisiti minimi della decenza umana?
Quindi, col massimo rispetto e in puro spirito dialettico, cosa sarebbe successo SE  in quel 29 giugno del 2013 l'anima di Margherita Hack, atea e presidentessa degli agnostici, fosse arrivata davvero alle porte del paradiso?
Con molte licenze poetiche, io immagino che sia andata così.

Din don

«Un altro?» domanda Mister P. scambiando uno sguardo con l'angelo portinaio. «E io che pensavo di staccare. Vedi un po' chi è, Gennaro! E speriamo di far presto». Gennaro, l'angelo portinaio, si dilegua; Mister P. prende un libro che immagineremo di proporzioni bibliche. Lo sfoglia e intanto torna l'angelo. «Si chiama Margherita» dice, trattenendo l'affanno (e su questo punto sospendiamo l'incredulità e accettiamo una visione antropica dell'altrimenti misteriosa fisiologia degli angeli).
«Margherita come?»
 L'angelo controlla meglio. «Margherita Hack, ma tranquillo, capo» aggiunge in affanno, «sembra un caso semplice: è atea».
«Ah. Nessuna conversione sul letto di morte?» è una domanda d'ufficio, Mister P. deve farla, così sta scritto.
«No. Era un'astronoma».
Atea, scienziata. Non potrebbe essere così semplice neppure se si fosse ripresentato Charles Darwin in persona. Questo caso si archivierà alla velocità della luce. Ma Mister P. è zelante. E fermo restando che è suo dovere mettere a verbale la violazione del punto uno e del punto due del Decalogo, chiede comunque il resoconto del resto delle infrazioni.
«Che mi dici del punto tre? Ha nominato il nome di Dio, invano?»
L'angelo arrossisce. «Capo, non ho moltissimi dati, ma era toscana. Fiorentina».
«Ah, ah» esclama con l'aria trionfante. «Progenie di Capaneo! Bestemmiatori certificati».
«Già, ma sa, capo,  c'è quella direttiva recente…»
«Quale?»
«Insomma la toscana è regione a statuto speciale. Il boss ha deciso di non essere troppo fiscale. Non lo fanno mica per disprezzare l'Onnipotente. È un intercalare. E poi, nel nostro caso, Margherita ce l'aveva più con gli essere umani che hanno -perdoni la parola-  inventato Dio. Aspetti…» si infila una mano in tasca tira fuori un libro, lo apre a colpo sicuro. «Ecco cito testuale non solo abbiamo inventato un creatore che vive nei cieli. Ma pecchiamo così tanto di presunzione da avergli dato la nostra faccia. Ecco  era il dio a immagine e somiglianza, a non piacerle. Prova dell'egocentrismo umano. E  poi, sì, ce l'aveva con il clero. Ma anche il boss» e indica in alto, «ce l'ha col clero, perché, con rispetto parlando, lì nel mucchio non è che ci sono solo stinchi di santo. E non parlo delle Crociate, anche se la propaganda ancora le rinfaccia.  E neanche dell'Inquisizione. Ma di tutta l'altra roba brutta veramente, che succede adesso…»
«Non si fa guerra al clero, in nessun caso» pontifica. «Non si fa»
«Si, capo, però non ha risparmiato neppure i fascisti, eh! Era ancora al liceo quando ha difeso gli ebrei. Per via delle leggi razziali! E lo ha detto ad alta voce, quando dirlo ad alta voce non era una faccenda senza conseguenze» lancia uno sguardo allusivo. «Ha rischiato l'espulsione da tutte le scuole del regno! E, mi corregga se sbaglio, capo, ma  non è nella nostra politica spedire all'inferno chi si batte per le ingiustizie, perché, lei mi insegna i santi martiri…» 
«Ho il quadro. Grazie» lo interrompe. Mister P. ci pensa un attimo poi lascia in sospeso il punto tre. Né a favore né contro. Neutrale.  Siamo sempre 2 a 0 a favore dell'Inferno. «Passiamo oltre: che mi dici del punto quattro? Lavorava di sabato?»
«Signore, con tutto il rispetto, era italiana. Lei ha presente il governo Monti? Hanno liberalizzato gli orari. Se hai la fortuna di avere un lavoro, lo fai anche di sabato. Sono tempi duri, capo».
«Torniamo al soggetto» dice. «Cosa faceva nel week end?»
L'angelo sfoglia il suo quaderno. «Se la spassava, direi! Giocava a pallavolo. L'ha fatto fino a ottant'anni.  E poi scampagnate in bicicletta. Le è capitato qualche volta di tornare a casa con piccoli animali abbandonati. Li adottava».
Mister P. guarda la casella. E alla fine lascia in sospeso anche il punto quattro. Vince ancora l'inferno, ma comincia a sospettare che sia possibile una rimonta.
«Sull'onorare il padre e la madre, che mi dici?»
L'angelo annuisce. «Rispetto, amore, affetto, considerazione. Figlia ideale».
Un punto per il paradiso. Magari il punto della bandiera, ma intanto... 
«Ha ucciso?»
«Macché scherza? Manco gli animali mangiava. Vegetariana dalla nascita. Le ripugnava l'idea di ingoiare qualcosa che era stato vivo, prima di essere morto. Direi che sul punto non uccidere era un'integralista».
Pareggio. Inferno 2 paradiso 2. Sono tempi complicati, non è più facile mandare all'inferno neppure gli scienziati… Mister P. scuote il capo. «E la vita privata?»
«Monogamia associata a una longevità notevole. Sono arrivati insieme alla fine. E si erano incontrati da marmocchi. Aldo, il futuro marito, aveva tipo 10 anni e lei 8. Erano al Bobolino d'estate. Aldo voleva giocare a palla e Margherita ne aveva una» ammicca. «Sa come vanno queste cose».
Mister P. non lo sa, ma immagina. «Hanno vissuto nel peccato, però!»
«No, sposati in chiesa».
Oh diavolo! 3 a 2! Il paradiso passa in vantaggio.
«Ha desiderato la roba d'altri?»
«No, era comunista».
Mister P. rizza la schiena. Potrebbe essere la svolta, i politici sono figli dell'inferno. «Si è sicuramente appropriata di qualche seggio, solo per arricchirsi alle spalle del suo paese».
«A dire il vero ha vinto un seggio, ma ha rinunciato. Poi ne ha vinto un altro e lo ha ceduto».
«Ne sei certo?»
«Sicuro sì».
Mister P. guarda il risultato. 4 per il paradiso, 2 per l'inferno. Ci sarebbero ancora due punti per la falsa testimonianza e il desiderio della roba d'atri. Ma qualcosa gli dice che non farebbero altro che aumentare il divario. Ha vinto il paradiso.
A questo punto stabiliscono che Margherita Hack, scienziata, sì, ma anche ecologista, animalista, attivista per i diritti civili merita la gloria dei cieli. E io sono d'accordo. Non sono del tutto sicura però che una volta che le hanno dato il permesso di entrare e accomodarsi, lei lo abbia fatto davvero.
Su questo finale, il vero finale, lascio pensare al lettore ciò che vuole e mi riservo di chiederlo alla diretta interessata, se mai ci incontreremo davvero, da qualche parte. Dall'altra parte.




Bibliografia minima.  
La mia vita in bicicletta – Ediciclo, 2011  
Nove vite come i gatti – Rizzoli, 2012
Dove nascono le stelle-  Sperling & Kupfer, 2004
Vi racconto l'astronomia- Laterza, 2002

Ritratto eseguito sulle note de "Il Piccolo Diavolo -  OST" di Evan Lurie.

Bianca Marconero

Non so voi, ma io ho avuto i brividi per tutta la durata della lettura, e non solo perché provo una profonda ammirazione per Margherita Hack, ma anche perché dalle parole di Bianca/Margherita emerge tutta l'ammirazione e, soprattutto, la profonda comprensione per una persona e per un personaggio importantissimo del nostro Paese e della nostra Storia. E quello che dovrebbe essere un ritratto in realtà sono due.
Ringrazio tantissimo Bianca, invitandola, qualora volesse, a scrivere di nuovo per la nostra Rubrica: è un onore per noi ospitarla.

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I blog che collaborano con la Rubrica sono:

BooksLand
Stasera Cucino Io
Lettrice Sognatrice
Un Libro Per Amico.

Ci rileggiamo nel 2015, alla prossima

Miki, Monica, Federica, Francesca e Daniela.
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